Nessuna novità per il maxi-progetto che avrebbe dovuto portare in Italia alla creazione di uno stabilimento per gestire la fase “backend” relativa alla produzione di microchip.
Intel, nella primavera del 2022, aveva presentato un vasto piano di investimenti in Europa mirati a potenziare la produzione di microchip, intrecciando rapporti con diversi Paesi tra cui anche l’Italia.
Secondo l’European Chips Act, infatti, entro il 2030 si dovrebbe raggiungere nel vecchio continente la quota del 20 per cento di produzione mondiale di microchip.
All’accordo con la Germania, la Francia e la Polonia, tuttavia, non è poi seguito quello con l’Italia che avrebbe dovuto accogliere uno stabilimento in Veneto o Piemonte, generando 1500 posti di lavoro a tempo indeterminato garantendo un indotto complessivo pari a 3500 risorse.
Sullo sfondo c’è da segnalare anche lo stop dell’investimento Intel per l’acquisto di Tower Semiconductor, che era stata acquisita nel 2022: essendo scaduti i termini per il completamento dell’operazione (senza l’approvazione dell’autorità antitrust cinese), l’azienda californiana si è vista costretta alla rescissione del contratto.