Città a misura di persona, che riprogetta spazi, servizi e infrastrutture mettendo al centro i cittadini, la tecnologia e la sostenibilità: questa è la definizione di Human Smart City, centri urbani in continua evoluzione soprattutto in conseguenza dell’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha scosso profondamente il contesto internazionale.
Dopo la pandemia, è diventato ancora più importante avere città a misura di persona, con le città medie italiane che stanno diventando un nuovo modello di riferimento. La nuova esigenza di vivere in città più “umane”, infatti, consente alle città più piccole di ridurre il distacco dai centri più grandi. Se le aziende sono state chiamate a ripensare i modelli di lavoro e affrontare la trasformazione digitale, le persone hanno dovuto adattare rapidamente il proprio approccio alla nuova modalità di lavoro soprattutto in ottica Smart Working.
La classifica
Il report “Human Smart City Index 2022” presenta il ranking nazionale dei 109 capoluoghi di provincia, passando in rassegna le città italiane dalla Smart City ipertecnologica alla città a misura di persona.
Analizzando la top-ten, sul podio si collocano Milano, Bologna e Torino (Bologna recupera la seconda posizione rispetto alle passate edizioni). Tre grandi centri urbani seguiti da cinque città medie, rispettivamente Trento, Parma, Bergamo, Padova e Brescia. In nona e decima posizione, invece, compaiono due città metropolitane come Venezia e Firenze.
Il report, inoltre, mette in evidenza lo “Smart Human divide” tra le città del Nord e quelle del Centro e del Sud. Tra le 40 città del Sud solamente 3 città metropolitane sono nella prima fascia (1°-37° nel ranking): Cagliari, Napoli e Bari. Al Nord, viceversa, ben 29 città sono nella prima fascia del ranking, 12 nella seconda fascia (38°73° nel ranking) e solo 6 nella terza fascia (74°-109°). Nel Centro, invece, la situazione appare più equilibrata nelle 22 città presenti, con prevalenza di situazioni medie: 5 città sono in prima fascia, 12 in seconda e 5 in terza.
Il ruolo delle aziende
In termini di impatto sociale (ESG), dall’analisi emerge che tutte le filiere produttive italiane presentano un buon equilibrio tra readiness e comportamenti, sebbene al di sotto della media italiana per entrambi gli indicatori.
- Sono cinque quelle che superano i valori medi: Technology & Telco, Produzione automotive, Dispositivi medici, Farmaceutico, Media & Entertainment.
- Le filiere meno virtuose sono invece Agrifood e Retail Food, perchè più concentrate nelle aree rurali dove il livello di human smartness è limitato.