Spread digitale italiano: quanto ci costi?

di Carlo Lavalle

Pubblicato 14 Luglio 2014
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:37

logo PMI+ logo PMI+

Dieci milioni di euro al giorno è il costo dello spread digitale in Italia secondo il Censis. Il gap di innovazione digitale rispetto agli altri paesi è dunque un costo considerevole per il sistema paese. Se colmato questo divario, potrebbe far accumulare all’Italia un tesoretto di 3,6 miliardi di euro l’anno. Cosa fare per riuscirci?

Secondo il Censis: azzerare il disavanzo nella bilancia dei pagamenti per i servizi informatici, sviluppare il commercio online e l’uso della moneta elettronica fino a raggiungere la media europea, razionalizzare le banche dati della pubblica amministrazione centrale. In questo modo, si potrebbero liberare nuovi fondi per finanziare reti, tecnologie e servizi innovativi.


Le cifre del ritardo italiano vengono dettagliate nel settimo numero del “Diario della transizione“. Nel nostro paese abbiamo un numero inferiore di persone con età compresa tra 16 e 74 anni che utilizza Internet: 58% contro il 90% del Regno Unito, l’84% della Germania e l’82% della Francia (la media europea è del 75%). Poche imprese attive nel commercio elettronico : 5% del totale, mentre in Germania sono il 22%, in Gran Bretagna il 19% e in Francia l’11%.

I laureati italiani in discipline scientifiche e tecnologiche con meno di 30 anni sono solo 13,2 ogni mille abitanti della stessa età, contro i 22,1 della Francia, i 19,8 del Regno Unito, i 16,2 della Germania (la media europea è di 17,1). Le start-up innovative, inoltre, nonostante le agevolazioni fiscali, faticano a crescere e, strano ma vero, delle 2.254 imprese iscritte nell’elenco ufficiale, il 60,9% non ha un sito internet.