Digital divide, ostacolo per le PMI

di Carlo Lavalle

Pubblicato 5 Dicembre 2012
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:37

logo PMI+ logo PMI+

La rivoluzione digitale è in corso, sta cambiando l’apparato produttivo e si propone come come un fattore propulsivo di sviluppo a livello globale, ma l’Italia è in ritardo. Come rimontare lo svantaggio e affrontare le sfide e le opportunità  della digitalizzazione?

E’ il tema della IX edizione del Rapporto Piccole Imprese Unicredit presentato a Roma il 30 novembre 2012.

=> Scopri a che punto è il digital divide in Italia

Il paradigma della digitalizzazione, basato su informazione e conoscenza, due risorse immateriali, ha pervaso il mondo economico. Le tecnologie digitali hanno trasformato il modo di produrre, di scambiare e di comunicare, toccando orizzontalmente tutti i settori di attività  economica e avendo come potenziali destinatarie le imprese di qualsiasi dimensione. Anche l’Italia è interessata da questo processo ma il ruolo dell'economia digitale appare inferiore rispetto sia agli Stati Uniti sia a paesi europee come Svezia, Gran Bretagna, Francia e Germania.

Il Rapporto evidenzia un consistente digital divide, più significativo al Sud che al Nord, che rinvia a ritardi nell'infrastrutturazione, nell'utilizzo di Internet e nell'impatto della rete in diversi ambiti (economia, educazione e formazione, lavoro, salute, Pubblica Amministrazione, cultura, comunicazione).

In Italia la copertura della banda larga, anche in presenza di problemi di velocità  di connessione e di affidabilità , è complessivamente in linea con quella europea, mentre l'accesso effettivo alla Rete e il suo concreto utilizzo da parte di cittadini e imprese sono ancora nettamente inferiori alla media UE27.

Il divario digitale vale soprattutto per le piccole imprese non tanto riferito a dotazione tecnologica di base (computer, sistemi gestionali di base, connessione a Internet) e uso di strumenti come posta elettronica, sito aziendale, accesso online ai servizi bancari o finanziari. Il ritardo emerge su tecnologie e servizi più avanzati (rete intranet aziendale, rete extranet, profilo su social network, pubblicità  su motori di ricerca o via e-mail), e un minore impiego di strumenti Internet che richiedono maggiore interazione (rapporti online con la Pubblica Amministrazione, e-commerce).

Il piccolo imprenditore italiano non è contrario all’innovazione tecnologica e l’indagine Unicredit mette in luce alcuni importanti casi in cui la digitalizzazione è protagonista.

=> Leggi gli impegni ufficiali del Governo per l’Agenda Digitale

Per sviluppare l’economia digitale però e colmare il gap con altri paesi è necessario, oltre ad un maggiore sostegno del sistema bancario, migliorare la dotazione infrastrutturale, superare gli ostacoli di tipo culturale, e ampliare l’offerta di formazione digitale a beneficio di imprenditori, professionisti e manager. Serve inoltre favorire l'avvio di start-up digitali e progetti specifici, sulle “città  intelligenti” o relativi a settori/filiere produttive particolarmente “reattivi” alle ICT come il turismo.