Il Cloud sta invadendo ogni ambito di comunicazione tecnologica.
Dopo mesi di rimbalzi tra chi offre e chi cerca servizi (ultimo Steve Jobs, patron di Apple, ha svelato i nuovi orizzonti offerti da iCloud come strumento per la condivisione e la fruizione di servizi multimediali attraverso la iNuvola di Apple), tra chi propone seminari per svelare le meraviglie di questa nuova frontiera e chi si affanna a cercare informazioni libere da input commerciali, compaiono le prime offerte concrete e si iniziano a definire i primi approcci pratici.
La “nuvola” tecnologica – che consente la condivisione di software, dati e risorse – è orientata soprattutto a soluzioni di storage delocalizzati.
Io sono sempre stato e sono tutt’ora piuttosto scettico su questo strumento di condivisione dei dati, tuttavia mi sono deciso a fare una prova. Sono andato sul consueto motore di ricerca ed ho iniziato a cercare. Della mole di proposte rilevate ne ho provate due:
- DropBox
- ADrive
Ho provato ad utilizzare i servizi nella modalità base e quindi gratuita.
Entrambi i sistemi dispongono di un’interfaccia estremamente semplice ed usabile.
DropBox prevede l’installazione di software e la configurazione di una directory di scambio sui PC che condividono i contenuti che vogliamo delocalizzare.
ADrive non prevede questa modalità , ma rende disponibile una cartella remota la cui gestione è data all’utente e consente la creazione/modifica e cancellazione di sottocartelle ed effettuare upload e download.
Ulteriore differenza è sia nella dimensione disponibile nella proposta di utilizzo a titolo personale che nella modalità di escalation professionale: DropBox 2Gb incrementabili pagando o presentando “amici” che si registrano al servizio attraverso ulteriori politiche di bonus mentre ADrive prevede 50Gb gratuiti ed un canone mensile/annuale in caso si avesse la necessità di disporre di maggiori dimensioni.
La differenza in termini di spazio è più che evidente.
A favore di DropBox pesano gli add-ons, ovvero i servizi che si possono associare per accrescere le funzionalità di base ed una community che sviluppa queste funzionalità e fornisce supporto.
ADrive è decisamente più spartano e non prevede alcuna funzionalità di cripting nella versione base mentre DropBox prevede un meccanismo di encryption (AES-256) per tutti i file depositati in remoto. Entrambi i prodotti consentono il trasferimento di file in SSL.
Veniamo al confronto sui prezzi:
DropBox prevede due versioni da 50Gb e 100Gb ad un costo rispettivamente di 9,99$ e 19,99$ al mese oppure 99,9$ e 199,9$ all’anno.
ADrive prevede due livelli di servizio di cui il più ricco (Premium) parte con un costo di 13,99$ al mese (139,9$ annui) per 100Gb e cresce fino a 10Tb per 1211,15 al mese e 12.115$ annui.
Che dire? Io continuo a nutrire perplessità su un utilizzo aziendale del Cloud Computing per la condivisione di risorse storage, ma per uso “personale” è indubbiamente comodo e, entro determinati limiti, gratuito.
Si vedrà in futuro se il gran parlare che si fa oggi di Cloud Computing avrà un seguito e porterà gli utenti ad avere sparsi dati e, come vorrebbe Steve Jobs, la nuova modalità di condivisione dei contenuti siano essi musica, film e quant’altro.