Cosa accadrebbe se si si arrivasse al paradosso secondo il quale un amministratore di sistema non potesse più metter mano alla propria infrastruttura di rete nella propria azienda? O se ai vostri tecnici informatici di fiducia dall’oggi al domani non venissero più riconosciuti i requisiti in termini di competenza per intervenire sulle piccole reti di uffici o micro-imprese (pena multe salate)? Come la prendereste?
Può sembrare assurdo ma il rischio concreto c’è.
Una nuova norma in questi giorni in discussione potrebbe portare a questo preoccupante scenario. C’è chi da tempo la chiama la “tassa dei router“, ma il caso è ben più complesso.
La nuova normativa mirerebbe in qualche modo a individuare le figure certificate per gli interventi di natura informatica.
Il Ministero dello Sviluppo Economico, a suo tempo, aveva però specificato che la norma andava toccare solo le grandi reti informatiche, quelle dei provider o delle grandissime aziende per intenderci, e non le reti medio-piccole.
Ma dalla bozza del testo normativo (Decreto ministeriale Regolamento di attuazione dell'articolo 2, comma 2, del Decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 198 recante Attuazione della Direttiva 2008/63/CE relativa alla concorrenza sui mercati delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni), sottoposto a consultazione pubblica sino al 15 aprile, le cose sembrerebbero ben diverse.
L’articolo 10, sebbene scritto in maniera un po’ confusa, fa capire che anche un banalissimo router, anche quello da 30€ comprato in un centro commerciale, dovrebbe venire installato solo da un tecnico certificato.
E, in caso di “fai da te“, le multe previste andrebbero da 15.000 a 150.000 euro.
Una situazione insostenibile, anche per le associazioni dei consumatori, che temo l’arrivo di una nuova lobby che porterebbe ad un innalzamento dei costi degli interventi specializzati.
Ma i timori più grandi arrivano dagli installatori e dalle piccole aziende informatiche. La norma prevederebbe infatti, anche la creazione di una sorta di albo e solo gli iscritti potrebbero operare legalmente.
Peccato però che i requisiti, i costi e le procedure per l’iscrizione a questo fantomatico albo, non sarebbero proprio alla portata di tutti, ma solo delle realtà ben più grandi.
Riproponendo la frase iniziale, si arriverebbe al paradosso che un amministratore di sistema di un’azienda, se non iscritto a questo albo, non potrebbe più mettere mano alla rete della sua azienda.
La norma al vaglio della consultazione pubblica è stata subito bocciata dalle associazione di categoria, che hanno già anticipato una lunga lista di emendamenti ed eccezioni da proporre, per difendere gli utenti e le piccole medie realtà imprenditoriali.