AAA banda larga cercasi: il ritardo dell’Italia e il digital divide

di Alessandra Gualtieri

19 Dicembre 2007 10:00

logo PMI+ logo PMI+

In questi giorni si è discusso molto in Rete dei dati Eurostat, Censis e Forrester Research sulla diffusione della banda larga in Europa Occidentale e in particolare in Italia.

In un Paese come il nostro, da sempre afflitto da problemi di digital divide (non solo geografico ma anche tecnologico, se ci riferiamo alle diverse tipologie di accesso), le cifre hanno fatto notizia, visto che nonostante le grandi speranze manifestate da mesi dai ministri Nicolais e Gentiloni, sembra che il bel Paese debba rimanere fanalino di cosa ancora per qualche anno.

Secondo l’Eurostat, gli italiani in rete sono il 43%, pari a 25% di accessi a banda larga. Leggermente discordi le rilevazioni del Censis, secondo cui gli utenti internet sono oggi il 45,3% della popolazione, con un incidenza del 38,3% in termini di accesso broadband. Più in generale, comunque, ad essere raggiunti dalla banda larga sarebbe l’85,8% degli utenti web.

I dati possono variare di qualche punto percentuale, ma ciò che si evidenzia è il medesimo risultato, siamo ancora indietro nella media europea.

Anche i dati Forrester Research dicono lo stesso: in uno scenario europeo in cui il tasso di penetrazione broadband salirà  in sei anni fino al 71% (fra ben sei anni ancora solo i due terzi della Regione) ed in cui i servizi dial-up soccomberanno sotto la spinta inarrestabile di WiMax ed FTTH, l’Italia rimarrà  inchiodata ad un 58% di connessioni a banda larga, con un panorama di tecnologie di accesso ancora tutto da definire.

È chiaro che l’obiettivo primario di Telecom Italia sarà  quello di raggiungere via ADSL gli utenti del fisso, prima ancora di sviluppare le cosiddette reti di ultima generazione, le NGN (Next Generation Networks). Ma ancora prima, secondo Forrester la vera sfida sarà  quella di evitare la fuga degli abbonati, che già  nel 2008 toccherà  quota 23% in tutta Europa.

Paesi come la Francia hanno scelto di ricorrere alla fibra ottica (FTTH) per risollevare le sorti di una copertura broadband nazionale frammentata e insufficiente. Proprio in questi giorni si sta discutendo molto degli imminenti investimenti pubblici in questo senso.

In Italia questo scenario non sembra molto realistico, almeno non sul versante pubblico. Realizzare nuove reti nel nostro Paese non è economicamente molto conveniente, considerata la densità  della popolazione, molto elevata anche in periferia.

Sarà  anche per l’incertezza sui ritorni degli investimenti che Autorità  e Telecom Italia hanno avviato questo braccio di ferro per la costruzione della NGN che dovrebbe portare nuovi servizi grazie all’accesso FTTB (Fiber to the Building) + Vdsl (l’ultima generazione Dsl) a 50Mbps di velocità ?

“Entro il 2010 dovremo essere capaci di coprire tutto il Paese”, ha dichiarato intanto il ministro Nicolais. Vedremo. Ma intanto occhi puntati sui futuri progetti per la realizzazione di una nuova rete di ultima generazione – appendice della vicenda “scorporo-reti” che sta interessando Telecom Italia e Agcom – che potrebbe rivoluzionare il panorama italiano.