PA, Marzano: un piano per l’innovazione

di Alessia Valentini

19 Ottobre 2011 14:00

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Pubblicaamministrazione.net intervista Flavia Marzano, di Stati Generali dell'Innovazione: serve un piano di lungo respiro basato su semplificazione, ammodernamento, meritocrazia.

Secondo Marzano, «le strutture pubbliche devono agire prima di tutto da un punto di vista organizzativo, analizzando le proprie attività, le competenze, le strutture e anche….i bagni!». Sì, proprio i bagni, perché, in analogia al mondo domestico, «se la propria casa è apparentemente pulita, ma i bagni fanno schifo, forse qualche cosa che non va c’è!» e si deve scoprire di cosa si tratta e ovviamente intervenire per correggerla. L’esempio pratico citato è anche un recente caso mediatico. Quando il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta ha suggerito la decertificazione, tanto criticata dai media in relazione ai certificati antimafia, si stava però affermando un principio importante che andava comunque evidenziato: la PA deve usare tutti i propri mezzi per validare le autocertificazioni e limitare la burocrazia dei certificati, senza costringere tutti a fare carta inutile.

Certamente la PA è un servizio ma deve essere prima di tutto un servizio funzionante, come nel caso degli ospedali, della protezione civile, delle forze di polizia. La PA non è solo costituita da “fannulloni”, anzi. Quindi, Flavia Marzano sottolinea «l’esigenza di operare per risparmiare, magari anche con scelte inizialmente impopolari ma mirate ad avere in futuro dei servizi migliori». Imprescindibilmente però, a suo dire, «è necessario un piano, uno studio serio» e cita l’esempio dell’abolizione delle province.

Forse prima dell’abolizione si poteva valutare se fossero utili o meno, come lei stessa ha suggerito in un post su wired. «Per la verità -, continua – la riflessione poteva toccare anche la razionalizzazione dei comuni che creati nel medioevo erano in numero elevato e con una elevata frammentazione data l’impossibilità di prendere decisioni veloci e condivise dovendosi spostare fra diverse città solo a mezzo del cavallo! Il tempo dello spostamento era maggiore dell’esigenza di prendere decisioni velocemente e così era più facile per le singole città fare comune a sé stante. Ma oggi la comunicazione virale e digitale favorisce la condivisione in tempi immediati e non ha più molto senso un numero così elevato di comuni, che in alcuni casi potrebbero essere accorpati. Non parliamo certo delle comunità montane fra le valli, ma forse i centri nella pianura padana».

In ultimo, ma non meno importante, tocchiamo il tema delicato della cultura delle simpatie e delle raccomandazioni, che sembrano caratterizzare la PA italiana e chiediamo quale sia, a suo dire, la ricetta per cambiare pagina. Senza esitazione la manager condivide con noi la necessità di rimuovere al più presto questo malcostume e propone per i ruoli di management nella PA delle figure non politiche, ma tecniche che siano preparate al compito che le attende. Il “politico di professione” ha spesso il problema di dover “accontentare gli amici” con il risultato di riempire “sedie” con figure poco competenti. Invece la figura strettamente politica potrebbe dedicarsi al solo ruolo politico e forse ne sarebbe anche più contenta.