PA, Marzano: un piano per l’innovazione

di Alessia Valentini

19 Ottobre 2011 14:00

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Pubblicaamministrazione.net intervista Flavia Marzano, di Stati Generali dell'Innovazione: serve un piano di lungo respiro basato su semplificazione, ammodernamento, meritocrazia.

Un piano strategico per linnovazione della pubblica amministrazione, «che sia frutto di un ragionato e ponderato studio e soprattutto sia condiviso e multi partito per garantirne la continuità anche se i governi si avvicendano». A parlare è Flavia Marzano, presidente dell’associazione Stati Generali Innovazione, intervistata da Pubblicaamministrazione.net. La manager è da sempre attenta a queste tematiche tanto da avere come obiettivo primario quello di rispondere alle necessità dell’innovazione della Pubblica Amministrazione a partire dalla ristrutturazione e dal riequilibrio dei sistemi organizzativi, informativi ed informatici. Semplificazione burocratica, ammodernamento dei servizi, meritocrazia: questi i passi utili per innovare secondo la manager. Perchè l’ammodernamento della PA è un nodo cruciale, da sempre all’attenzione del governo anche in relazione al contenimento delle spese che pesantemente incidono sul bilancio dello stato. Ma piuttosto che ragionare solo in termini di tagli forse si può fare di più e ripartire da un’analisi condivisa e di lungo respiro.

Gli interessi di Flavia Marzano spaziano attraverso molteplici tematiche: e-government, e-democracy, e-participation, e-inclusion, content management, coaching, project management annoverando l’open source, il software libero per la Pubblica Amministrazione, l’open data format, fino ad arrivare alle social community e ai social network. Lo scorso anno ha fatto parte dell’Advisory Board della Social Media Week (il comitato consultivo della manifestazione n.d.r.). Quest’anno non ha partecipato, per motivi di lavoro, ma accetta di condividere con Pubblicaamministrazione.net una considerazione sull’uso dei social da parte dei politici italiani, che iniziano a comunicare di più con i cittadini proprio grazie alle piattaforme social. In passato infatti, i social network erano usati come volantino elettorale, come vetrina e per fare proseliti.

Oggi invece il ruolo chiave dei social nella comunicazione viene sfruttato in pieno e si assiste a politici disposti a commentare le critiche ricevute, recepire consigli, insomma a interagire con gli elettori e non. Questo maggiore ascolto dei cittadini dovrebbe migliorare il rapporto con le istituzioni fino ad arrivare alla piena realizzazione del processo di e-democracy, e in effetti questo è il primo passo per migliorare la PA: farsi portavoce delle esigenze dei cittadini. «E la rete in continua crescita diventa uno strumento che abilita questa comunicazione e le voci si alzano per farsi sentire incuranti del tentativo di imbavagliarle» (il riferimento riguarda la recente legge sull’informazione via Web nota come “legge bavaglio” n.d.r.).

L’analisi sullo stato di salute della PA Italiana continua, e la manager più che indicare le mancanze specifiche punta l’attenzione sul processo di innovazione. Che «non può avvenire in un giorno -, ci dice – e il problema non è di realizzazione ma di impostazione: è necessario stilare un piano strategico a lungo respiro su un arco temporale fra i 5 e i 10 anni, che sia frutto di un ragionato e ponderato studio e soprattutto sia condiviso e multi partito per garantirne la continuità anche se i governi si avvicendano fra diverse compagini politiche. L’ultimo vero piano in questo senso è stato fatto da Bassanini» e «a onor del vero anche Stanca ha dato un contributo significativo».

Il passaggio verso l’ammodernamento, inoltre, non può prescindere da scelte coraggiose, non in un’ottica tesa solo a tagliare e contenere i costi, ma puntando all’ottimizzazione prima di tutto.