Safer Internet

di Stefano Pierini

4 Novembre 2009 09:00

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Giocare, comunicare, conoscersi, innamorarsi, ecc. Quante cose reali si possono fare in Internet pur rimanendo un approccio virtuale

Qual è il vostro ruolo nel Programma Safer Internet e quali problemi in questi anni si sono mostrati di più difficile soluzione?

Save the Children coordina in Italia EAST, il Centro per la sicurezza in rete co-finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito di questo programma. Sicuramente l’evoluzione impressa al Safer Internet Programme dalla Commissione negli ultimi anni ci ha aiutato nel riconoscere la complementarietà delle azioni di contrasto e quelle di educazione e prevenzione rivolte a tutelare i minori in rete. Pertanto, quando il programma ha deciso di finanziare un unico Centro per la sicurezza in rete dei minori, anziché singoli progetti, ci ha trovati pronti occupandoci già da anni, insieme ad Adiconsum, di questi vari aspetti. Il nostro lavoro educativo a contatto con i giovani utenti dei nuovi media e la possibilità di confrontarci con i nostri colleghi europei nell’ambito della rete INSAFE, ci permettono di intercettare con in tempo reale le ultime tendenze nell’utilizzo dei nuovi media e di non trovarci impreparati di fronte a possibili comportamenti rischiosi. Per esempio, l’avvento dei social network tra i giovani non è stato una sorpresa per noi, avendo cominciato a monitorare il fenomeno sin dal 2006. Questo ha confermato per altro anche la validità del nostro approccio rivolto soprattutto a concentrare l’attenzione sui comportamenti degli utenti online, specialmente su quelli scorretti o rischiosi, piuttosto che demonizzare i nuovi media in sé. Solo attraverso azioni educative e preventive rivolte ai minori e a genitori e insegnanti è infatti possibile influire sui loro comportamenti affinché divengano maggiormente consapevoli dei loro diritti e responsabili delle loro azioni online. Tra i comportamenti in rete su cui maggiormente abbiamo concentrato la nostra attenzione ci sono, per esempio, il cyberbullismo e l’utilizzo che gli adolescenti fanno delle proprie immagini e dei propri dati personali online (per esempio attraverso la campagna Posta con la testa).

Il programma è stato rifinanziato fino al 2013, cosa avete in cantiere nel breve e medio termine?

Proprio nei prossimi giorni ripartono l’EASYtour e le Settimane della Sicurezza in Rete. Attraverso questa iniziativa annuale, visiteremo dieci regioni italiane in diversi centri e sensibilizzeremo la popolazione locale attraverso una conferenza stampa per ogni regione, attività educative nelle scuole che hanno aderito al tour, formazione degli insegnanti delle stesse scuole, incontri con i genitori e con tutti gli adulti interessati a discutere di “educazione e nuovi media”, oltre a fare attività ludiche nelle piazze principali con l’ausilio di un bus attrezzato di moderne tecnologie. Contemporaneamente prenderà il via un progetto pilota con un amministrazione locale in cui vogliamo sperimentare l’efficacia della sensibilizzazione a tutto campo grazie al coinvolgimento dell’assessorato alle politiche giovanili e scolastiche. Se l’esperimento garantirà i risultati che ci siamo prefissi con l’amministrazione locale, questo potrebbe rappresentare per noi un ulteriore modus operandi nel futuro. Ci siamo resi conto infatti che specialmente nei medi e piccoli comuni l’amministrazione locale può rappresentare per noi quel punto di contatto sul territorio con tutti i soggetti più importanti da coinvolgere nelle nostre azioni di sensibilizzazione: dirigenti scolastici e insegnanti, associazioni di genitori a livello locale, educatori comunali e parrocchiali, operatori sociali e studenti naturalmente. Per avere un costante aggiornamento delle nostre attività e degli eventi che organizziamo ci si può iscrivere alla newsletter di EASY che con cadenza mensile offre una panoramica di ciò che accade in Italia e in Europa in tema di minori e nuove tecnologie (per iscriversi basta mandare una mail a easy4redazione@gmail.com, oppure si può consultare l’archivio).

L’ultima domanda, se un genitore, un ragazzo, si trova in una situazione ambigua, senza che si abbia certezza di un abuso, a chi ci si può rivolgere per un primo aiuto?

Se si tratta di un ragazzo la cosa migliore sarebbe confidarsi con un adulto di riferimento che può aiutarlo a inquadrare la situazione. Un genitore, anche se l’abuso non è certo, può rivolgersi ad un centro di ascolto per l’abuso all’infanzia sul territorio, spesso all’interno delle Asl, che forniscono adeguato supporto psicologo, legale e medico. È importante che gli adulti, genitori e insegnanti in primis, acquisiscano degli strumenti per essere in grado di leggere i segnali in caso di abuso sospetto. E proprio nella direzione della prevenzione stiamo appunto sviluppando dei percorsi e dei supporti in tema di educazione socio-affettiva e di educazione sessuale.