La crisi economica ha investito il settore dell’Information technology italiano che, nel primo semestre 2009, ha visto un calo del 9%, facendo temere la perdita di 20.000 posti di lavoro entro la fine dell’anno. È questo, in sintesi, il contenuto del rapporto Assinform sul mercato dell’It.
Nel dettaglio, il mercato dell’hardware scende del 15,7%, quello del software del 4,1%, i servizi informatici del 7,3%, il mercato dell?Ict in generale cala del 4,5%, quello delle telecomunicazioni del 2,5%.
Paolo Angelucci, presidente di Assinform, chiede interventi urgenti: «finanziare le imprese che investono in It, accelerare sulla spesa pubblica già stanziata; migliorare l?uso delle risorse disponibili per la formazione; incentivare la rottamazione del software; avviare il progetto Industria 2015 per l?IT»
Dal 1991 ad oggi la domanda di tecnologie informatiche non era mai diminuita in maniera così vistosa come in questi ultimi sei mesi. La conferma arriva anche dall?indagine congiuntale Assinform, che mette a confronto le risposte di un campione di aziende It a febbraio e luglio: rispetto a febbraio il peggioramento del fatturato a luglio riguardava il 53,5% del campione (a febbraio il 44,4%), quello degli ordinativi il 54% (a febbraio era il 44,4%).
Quanto all?occupazione, la crisi sta colpendo soprattutto il segmento dei consulenti esterni, che è in peggioramento per più del 64% del campione (a febbraio interessava il 55,5%).
«Per limitare i danni, Assinform propone diverse linee di intervento ? ha affermato il presidente di Assinform – che coinvolgono le banche, alle quali si chiede di rafforzare il credito all?innovazione e il governo, al quale viene richiesta la messa in campo di incentivi per le imprese dedicati alla rottamazione dei vecchi software.
L?It italiano, con le sue 97.000 imprese e 390.000 addetti, costituisce una delle più rilevanti realtà industriali del Paese e uno dei primi settori dell?Information Technology in Europa. È il settore economico che, in Italia, vanta il primato di occupati laureati: pari al 30% dei suoi addetti, presentando il più elevato rapporto capitale umano per unità prodotto.