Cattive notizie per l’Italia: nell?edizione 2009 dell’e-readiness Rankings, la classifica mondiale di IBM ed Economist Intelligence Unit (EIU) sul grado di “prontezza” dei diversi Paesi dinanzi alle sfide di mercato che richiedono competività e utilizzo innovativo delle ICT, il nostro Paese continua a perdere posizioni.
È l’Europa del Nord a collocarsi ai primi posti: Danimarca, Svezia, Olanda e Norvegia sono i paesi più pronti a rispondere alle opportrunità che Internet e Information Technology creano a livello di mercato.
L’Italia è solo 26esima (un posto indietro rispetto allo scorso anno), con un punteggio di 7.09, mentre gli Stati Uniti perdono la palma d’oro e si piazzano quinti.
Nonostante il boom individuale delle nuove tecnologie in Italia, la disponibilità da sola non basta: manca la cultura della comunicazione innovativa a livello pubblico e mancano i modelli di utilizzo consapevole.
Quel che adesso è necessario è accendere la miccia che porti a sviluppare seri vantaggi di natura socioeconomica in seno al settore ICT; anche se esplodono fenomeni come il Social networking e Internet sul telefonino è ormai pane quotidiano, di fatto l’Italia non è ancora un paese digitale.
A fare la differenza dovrebbe essere in primis l’adozione delle ICT a livello pubblico e amministrativo, ma con una reale, piena e incontrovertibile valanga di vantaggi per i cittadini, pouttosto che un lento e faticoso adeguarsi ad un tentantivo di riforma digitale del Sistema-Paese.
In secondo luogo la vera rivoluzione deve ancora avvenire a livello di impresa pubblica e privata, di ambienti business e di consumo, nonchè a livello di policy e vision governative.
Dinanzi ai dati negativi come reagire? Sfruttando i pacchetti di incentivi venutisi a creare a seguito della crisi economica, bisognerebbe cogliere la sfida della competitività e puntare sulle infrastrutture ICT con investimenti tecnologici di ampio respiro, con modelli di business innovativi che già in altri paesi – come mostra la ricerca IBM EIU – sono stati introdotti con risultati di eccellenza.
Di fatto, è quel che consiglia al nostro Paese il report:«una politica di investimenti strategici in infrastrutture, attuata in stretta collaborazione dal governo centrale e da quelli locali e una stretta partnership tra pubblico e privato per assicurare un sicuro progresso in tutte le aree interessate dalla ricerca e il sostegno a progetti d?eccellenza».