Sfruttamento dei nomi di aziende e celebrità attraverso l’occupazione abusiva dei domini e quindi dei siti che ne riportano il nome. È questa l’ultima tendenza del crimine informatico, si tratta del cosiddetto “cybersquatting“. A lanciare l’allarme è la World Intellectual Property Organisation (WIPO), la cui corte di arbitraggio e mediazione ha segnalato un numero crescente di denunce rispetto all’anno precdente, pari all’8%, per un totale di 2.329 casi di cybersquatting.
Tra i più colpiti dai “rapitori di domini” ci sono, come già accennato, aziende e personaggi celebri, tra cui l’Arsenal Football Club, Scarlett Johansson, la Fifa, la BBC, l’università di Yale, eBay, Google e il BlackBerry. Oltre all’utilizzo illegittimo dei siti, obiettivo principale dei «cybersquatter» è accaparrarsi i nomi di dominio web per rivenderli ai diretti interessati, con un cospicuo guadagno.
A livello geografico, la WIPO ha segnalato che 86% dei casi ad essa sottoposti nell’anno 2008 facevano riferimento a nomi di dominio in lingua inglese. Ma negli ultimi 10 anni sono stati oltre 14 mila i casi sottoposti alla Wipo. Tra i settori, il più colpito è stato quello farmaceutico, che è stato letteralmente preso di mira, con una crescita di siti che vendono medicinali a marchio protetto. Seguono i settori bancario e finanziario, internet e le telecomunicazioni.
Ma il fenomento non è destinato a fermarsi. Anzi. L’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann), ente internazionale no profit che dal 1998 gestisce il sistema degli indirizzi web col suffisso “.com” e “.gov”, ha infatti annunciato l’introduzione di nuovi domini di primo livello generici (gTLD), cioè delle alternative ai suffissi “.com” o “.net”., che permetteranno un’ampia crescita del numero degli indirizzi web e, di conseguenza, una maggiore difficoltà di controllo e monitoraggio della rete per chi detiene nomi e marchi. L’effetto sarà quello di moltiplicare gli indirizzi web registrabili, anche da parte dei “cybersquatter”.
Ma una nota positiva c’è. Dal punto di vista normativo, esistono attualmente numerose leggi atte a garantire un buon margine di successo alle azioni legali intentate dalle parti in causa. Secondo i dati pubblicati dalla WIPO infatti, il 30% delle querele riesce ad essere risolta senza l’intervento del tribunale, mentre sono numerose le possibilità di vittoria dei querelanti per le restanti.