Harmonise, nuovi strumenti per l’uso delle IT nella Pubblica Amministrazione

di Stefano Gorla

17 Marzo 2009 09:00

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Nasce Harmonise, il nuovo standard europeo per le certificazioni informatiche. Obiettivo? Realizzare un framework comune delle competenze ICT

Al fine di realizzare un framework comune delle competenze ICT, Il rapporto di ricerca Harmonise – consegnato all’UE all’inizio del 2008 – cerca innanzitutto di individuare i pilastri su cui indicare le e-SKILLS, intese come “abilità ad eseguire un insieme di attività sul posto di lavoro conformi a quanto richiesto sul mercato del lavoro”. Da questa prima operazione ne potrebbe derivare uno schema armonico delle competenze specifiche sulla base dell’esperienza di successo rappresentata dalla ECDL: “Harmonise will prepare options for achieving greater transparency within the EU and will elaborate ways of clarifying the feasibility of a widely acceptable European approach to qualification and certification for ICT professionals which can draw and build on the successful experience of the ECDL”.

Premesso che le tecnologie ICT sono soggette a continue innovazioni che determinano cambiamenti nell’esercizio delle professioni ICT sia in termini di conoscenze, che di applicazione delle conoscenze (SKILL), di contesto di applicazione delle conoscenze (competenze), è necessario – come sostengono gli autori del Survey Harmonise, Hughes e Thomson – aggiungere al “Core Body of Knowledge” delle competenze altri 2 pilastri.

I pilastri individuati in Harmonise sono pertanto 3:

  1. Competenza: dal possesso di conoscenze elementari e di capacità riferite ad una specifica attività è possibile dimostrare di “saper fare in un contesto dato”;
  2. Integrità, responsabilità, affidabilità: il professionista ICT possiede anche un “codice etico”, ossia deve avere la capacità di assumersi una responsabilità per le decisioni che adotta. Le linee del Codice sono indicate dalle istituzioni professionali;
  3. Riconoscimento: la professionalità ICT è svolta nell’interesse della società, con la consapevolezza di avere un insieme di impegni e di responsabilità.

Ne deriva immediatamente che, per la gestione delle competenze, i responsabili di un’organizzazione sia essa pubblica o privata devono essere consapevoli che il “saper fare nel contesto dato” posseduto dai dipendenti fa parte del patrimonio organizzativo. Pertanto tale patrimonio deve essere valorizzato, condiviso, sviluppato. La certificazione delle competenze in questo senso va intesa nell’ambito del “life long learning” del lavoratore, chiamato ad un upgrade continuo delle conoscenze anche se provvisto di abilitazione professionale. La Comunità Europea lavora da quattro anni con un tavolo tecnico per lo studio e la realizzazione di un framework condiviso a livello europeo sulla base di certificazioni Vendor Independent e che possa nel medio termine affermarsi come standard europeo.