Se la lotta al crimine procede sempre più di spesso per le vie dell’etere, il timore di irruzioni governative indiscriminate all’interno della Rete si fa più concreto.
A seguito del pronunciamento del Consiglio dei Ministri europeo, anche il governo britannico starebbe valutando di intensificare il monitoraggio dei computer dei cittadini del Regno, attraverso l’impiego di malware e trojan di stato.
Secondo l’inchiesta condotta dal Times, se il Governo decidesse di inserire nel quadro normativo il regime di sorveglianza informatica, le forze dell’ordine potrebbe avviare la procedura di perquisizione degli hard disk senza l’autorizzazione preventiva di un magistrato, ma munite esclusivamente del «ragionevole sospetto».
Il Times fa un’ulteriore clamorosa rivelazione: il Governo avrebbe sottoposto i computer cittadini all’attività di monitoraggio fin dal 1994, passando al vaglio email, messaggi e conversazioni online di milioni di internauti ignari.
La proposta europea, quindi, non rappresenterebbe una novità per la Gran Bretagna ma consentirebbe alle autorità britanniche di irrompere nel Web con maggiore frequenza e incrementare il numero di strumenti di rilevazione dei dati informatici.
A poco sono servite le dichiarazione dei portavoce del Governo che, per stemperare le polemiche suscitate dall’articolo, hanno affermato che nonostante l’accordo con l’Unione europea, intercettazioni e perquisizioni a distanza resteranno regolate dalle leggi preesistenti.