Il punto di partenza è stato quello di abbandonare qualsiasi collegamento con la vecchia infrastruttura di rete utilizzata oggi da tutti gli utenti di Internet. Nessun collo di bottiglia e copertura a maglia interamente costituita da cavi in fibra ottica. La «LHC Computing Grid» è già operativa e connette circa 55mila server distribuiti nei più importanti istituti di ricerca collegati con le attività del Cern.
Lungo i rami di questa infrastruttura a tecnologia avanzata, la velocità del flusso di dati è all’incirca 10 mila volte più veloce di quella media che si registra nelle normali connessione casalinghe.
Questa Internet alternativa non è certo stata pensata per l’utilizzo di massa, ma si tratta di una rete a fibre ottiche a tecnologie particolari realizzata per scambiare masse enormi di dati provenienti dagli esperimenti realizzati nel nuovo acceleratore di particelle, denominato Large Hadron Collider (LHC).
Lo scopo delle ricerche in corso è quello di rilevare tracce del Bosone di Higgs, una particella subatomica la cui esistenza è stata ipotizzata in via teorica dal fisico Peter Higgs ma che ancora non è stata oggetto di prove sperimentali. Lo scambio delle informazioni oggetto di studio non permetteva di avvalersi delle reti esistenti, per via dell?enorme mole di dati da far passare tra i vari centri di ricerca ubicati in varie parti del mondo. Pertanto si è resa necessaria la creazione di una nuova rete ad hoc, anche per permettere di creare una complessa e potentissima rete di calcolo distribuito.
Come è accaduto per Arpanet (la prima versione di Internet creata dall’agenzia americana per i progetti di ricerca avanzata), anche in questo caso è probabile che questo tipo di rete verrà, prima o poi messa a disposizione degli utenti non dediti alla ricerca scientifica. È sicuramente presto per dirlo ma, come osserva Tony Doyle, responsabile tecnico del progetto, «porterà cambiamenti enormi nella società, nella scienza e negli affari. La storia di Internet è una prova di come non sia possibile prevedere quale sia il reale impatto ma già sappiamo che, qualunque esso sia, sarà enorme».