Standard in medicina

di Maria Dellosso

6 Giugno 2008 09:00

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In medicina sono quattro le aree specifiche per le quale è necessario stabilire specifiche norme: le cartelle cliniche elettroniche multimediali, i servizi diagnostici ed amministrativi per il personale sanitario, la telemedicina, telemonitoraggio

La parola inglese standard, in italiano “norma”, è abitualmente usata con diversi significati. Infatti essa viene utilizzata di solito per tre tipi di documenti prodotti secondo regole completamente diverse:

  1. Norme volontarie: sono documenti approvati per consenso secondo un preciso processo all’interno di uno degli enti normatori ufficiali (es. ISO, CEN, UNI). Secondo il “nuovo approccio” dell’Unione Europea (UE), i governi nazionali e l’UE approvano leggi e direttive generiche, lasciando agli enti normatori il compito di produrre, approvare, adottare, mantenere e distribuire le regole dettagliate di applicazione. Gli enti normatori investono un ruolo proprio, indipendente. Esempi: ISO-OSI, TCP/IP (ambito informatico), ANSI-HL7 (ambito sanitario);
  2. Standard de facto: sono regole o prodotti che si impongono sul mercato. Rappresentano quindi un preciso riferimento di cui occorre tener conto. L’uso degli standard de facto è dato da considerazioni di convenienza. Un esempio in ambito sanitario è lo standard DICOM;
  3. Regole imposte dalle autorità: si tratta di leggi, regolamenti e circolari che impongono determinati comportamenti e/o messaggi standard e/o definizioni di data elements. Nel nostro caso, possono avere un campo di azione nazionale, regionale, locale (comune o azienda sanitaria). Esempi: firma elettronica, digitalizzazione dei documenti sanitari.

Inoltre, in sanità, uno standard si può classificare secondo l’ampiezza del campo di applicazione:

  1. Informatica e telematica in generale: ricadono in questo settore tutti i sistemi operativi, i linguaggi di programmazione, gli standard generici di comunicazione (ad esempio i livelli ISO-OSI), i linguaggi di interrogazione (es. SQL). Da ricordare sono anche CORBA, DCOM (Microsoft), W3C. Il settore sanitario influenza solo in modo marginale la produzione di questi standard, all’occorrenza deve solo selezionare quelli appropriati alle applicazioni da sviluppare;
  2. Informatica sanitaria: si tratta di tutti gli standard che hanno per oggetto l’informatica e la telematica in ambito sanitario. Tali standard possono essere cogenti perché sono regole emanate dal Sistema Sanitario, volontarie perché sono norme europee del CEN o norme UNI. Tra queste vanno ricordate HL7 (standard volontario di messaggi soprattutto in ambito ospedaliero) e DICOM (standard de facto per immagini). Per i sistemi di codifica, l’Italia ha adottato, a livello nazionale obbligatorio, standard de facto come la classificazione statistica delle malattie prodotta dall’OMS (ICD) e il sistema DRG;
  3. Standard specifici sui dati clinici: si tratta degli standard specifici, all’interno dell’informatica sanitaria, per facilitare la diffusione e per aumentare l’efficacia delle applicazioni che gestiscono dati clinici, in particolare per la gestione di una cartella clinica elettronica da parte di diversi operatori sanitari.

A livello europeo, si ritiene necessario prestare maggiore attenzione in quattro aree specifiche: cartelle cliniche elettroniche multimediali, servizi diagnostici ed amministrativi per il personale sanitario, telemedicina e telemonitoraggio. Per assicurare il buon funzionamento di applicazioni in informatica sanitaria, finora è stata data particolare enfasi alla comunicazione tra sistemi eterogenei (interoperabilità), e quindi alle specifiche tecniche relative ai formati standard dei messaggi.