Anonymous colpisce e lo fa anche in Italia. Dopo aver pubblicato su Internet diverse email facenti capo a Greg Hoglund di HBGary Federal, il gruppo di attivisti vicino a Wikileaks ha attaccato anche alcuni siti Web italiani. Come preannunciato, gli attacchi sono avvenuti ieri 13 febbraio e hanno preso di mira i siti del Governo, della Camera e del Parlamento, oltre al sito di Mediaset, tutti coinvolti da attacchi di tipo DoS (Denial of service) consistenti in un vero e proprio bombardamento di richieste verso i server che ospitano i siti, tanto da far crollare il sistema e rendere temporaneamente non accessibili i contenuti.
Un attacco annunciato nei giorni scorsi da Anonymous e che la Polizia Postale quindi aspettava, tanto da essere riuscita a prendere delle opportune contromisure, come quella di bloccare volutamente l’accesso dall’estero al sito del Governo, in modo da impedire alla fonte l’arrivo degli attacchi.
In un comunicato, Anonymous ha spiegato le motivazioni che hanno portato a questa azione:
“Anonymous non accetta che, alla Camera durante un dibattito, ci siano politici che si addormentano o, peggio, iniziano a usare un linguaggio scorretto, con cori da stadio o addirittura venendo alle mani. Hanno partecipato in almeno 1.400, e la decisione è stata frutto di un lungo dibattito che ha coinvolto i non-Italiani. Mentre loro litigano fuori da quella sede istituzionale centinaia di migliaia di famiglie non arrivano a fine mese e non è rispettoso per nessuno offrire uno spettacolo del genere”.
Anonymous prosegue illustrando gli obiettivi di questa “campagna italiana” e annunciando nuove iniziative per il futuro, fino a quando la situazione non cambierà:
“Anonymous crede che questa penisola di storia, di cultura, di tradizione di grandi personaggi non possa decadere nel baratro. Anonymous non dimentica, Anonymous non perdona le ingiustizie, aspettateci sempre!”
Gli attacchi di ieri arrivano dopo che già il 6 febbraio il gruppo di attivisti aveva provato a bloccare il sito del Governo, riuscendo però solo a rallentare il normale funzionamento del sito, senza peraltro bloccarne gli accessi, come invece accaduto per trenta minuti ieri al sito di Mediaset.