In pochi ambienti informatici gira tanto denaro e potere come nei circuiti di scambio monetario dell’indice Nasdaq, negli USA. Immaginate dunque il panico degli addetti ai lavori e della polizia quando hanno scoperto che, durante l’ultimo anno, alcuni hacker sono riusciti a violare le difese telematiche di Wall Street, entrando più volte nel suo sistema di transazione telematica.
Il termine hacker non è qui usato totalmente a sproposito: in effetti, nessun danno o furto è stato compiuto durante queste visite, anche se sapere superate tutte le difese di sicurezza deve avere creato non poche paure ed imbarazzi. Il timore è che queste intrusioni siano in realtà momenti di studio, e che i veri obiettivi siano tutt’altro che innocenti. Non è nuova la tendenza dei cracker, infatti, a cercare di intrufolarsi nei sistemi informatici istituzionali, mettendo mano al cuore di una nazione. Lo stesso traffico aereo USA è stato vittima, in passato, di tentativi di “controllo esterno”.
Nessuna ipotesi concreta è stata fatta sugli autori del cyber-crimine. Dalla lettura degli IP sembrerebbe ipotizzabile un attacco proveniente dalla Russia, ma il rischio che i cracker/hacker usino server proxy per nascondere la propria identità è, ovviamente, altissimo. I colpevoli potrebbero essere, dunque, in qualsiasi parte del globo, rendendo particolarmente difficile la loro identificazione precisa.