Uno studio condotto
da MarkMonitor ha portato alla luce alcune sconvolgenti cifre sul problema della pirateria online, mostrando come oltre 53 miliardi di visite ogni anno interessino siti che a vario titolo diffondono materiale protetto da copyright e oltre 93 milioni siano invece le visite a siti che vendono materiale contraffatto.
Conferme sulla “quasi impossibilità” di risolvere il problema arrivano tanto dalla quantità di traffico generato da questi siti, quanto dalla enorme gamma di paesi in cui vengono ospitati. Il 67% di questi siti, rileva lo studio, è ospitato in America del nord o nell’Europa occidentale, ma le ordinazioni di merce contraffatta e il download illegale di materiale protetto da copyright, valicano i confini di quasi tutti i paesi del mondo.
I prodotti interessati dal problema ricoprono quasi per intero la categoria dei contenuti digitali, così ad essere illecitamente diffusi sono film, musica, giochi, software, programmi televisivi e libri elettronici, ma non ci si ferma qui: il commercio illegale di merce contraffatta sdogana il problema ben oltre i “confini del digitale”, andando ad interessare abbigliamento, calzature, elettronica, beni di lusso, medicinali ecc…
L’impatto economico, probabilmente ancora troppo poco considerato, si stima possa superare i 200 miliardi l’anno.
Steve Tepp, senior director della sezione antipirateria e contraffazione online, presso il Global Intellectual Property Center della camera di commercio statunitense, ha dichiarato:
la vendita di materiale contraffatto e la diffusione di contenuti digitali protetti da copyright, rallentano la nostra crescita economica, sottraendo posti di lavoro e truffando i consumatori; sapevamo da tempo che i siti pirata stavano pian piano crescendo a nostre spese, ora cominciamo a vedere la portata impressionante di questo problema.
Lo studio MarkMonitor è solo la punta di un iceberg, che traccia una panoramica generale di quanto sia diffuso e radicato il problema e mette in luce l’urgenza di risolverlo, per tutelare i consumatori, consentire al mercato di Internet di prosperare e creare così nuovi posti di lavoro.
Voi cosa ne pensate?