Il 16% dello spam che ogni giorno intasa le caselle email di milioni di utenti proviene dagli Stati Uniti.
Questo è quanto emerge da una ricerca condotta da Sophos, che vede gli USA in testa alla classifica delle nazioni più “attive” nell’ambito dell’invio di posta indesiderata.
Gli altri due gradini del podio, stando ai dati continuamente aggiornati, sono al momento occupati da Cina e Russia, da sempre paesi noti per l’elevato numero di messaggi inoltrati. Seguono Gran Bretagna, Corea del Sud, Brasile, Francia, India, Germania e Italia, al decimo posto.
Secondo Graham Cluley, senior technology consultant di Sophos, la strada da percorrere per Barack Obama, che ha dichiarato guerra ai cyber-criminali, è ancora parecchio lunga.
Se davvero il neo presidente riuscirà nel suo intento, a giovarne saranno i PC di tutto il mondo, oltre che l’ambiente, come dimostra uno studio di McAfee.
L’attività degli spammer, rileva Cluley, è stata di recente favorita dal massiccio utilizzo di nuovi servizi di accorciamento delle URL come TinyURL o bit.ly all’interno dei social network, che consentono di reindirizzare gli utenti a siti contenenti codice maligno senza che questi possa saperlo in anticipo. In questo modo, è possibile appropriarsi di alcuni dati sensibili come quelli anagrafici o, appunto, gli indirizzi email, andando ad aumentare ulteriormente i già nutritissimi database degli spambot.