Dopo l’agenzia per la sicurezza nazionale statunitense è il turno del nostro Ministero dell’Interno. Le intenzioni del ministro Maroni sono chiarissime: riuscire ad intercettare le telefonate su Skype, dopo che un’inchiesta del quotidiano “La Repubblica” ha mostrato come il noto software VoIP sia usato dai criminali proprio per sfuggire alle intercettazioni.
Il ministero ha quindi dato vita ad un gruppo di lavoro con il compito di penetrare il segretissimo meccanismo di cifratura delle telefonate Skype.
Sono nel frattempo naufragati i tentativi da parte del governo di ottenere direttamente dai produttori del software la tanto ambita “backdoor“, una porta di servizio da cui poter origliare le telefonate durante le fasi delle indagini. Skype ha infatti negato senza appello tale possibilità:
Non possiamo dare il codice per ragioni di privacy e non possiamo fornire la tecnologia necessaria per la decrittazione e l’ascolto delle comunicazioni che avvengono attraverso Skype.
Ancora una volta le ragioni della privacy si scontrano con quelle investigative e di sicurezza, ma almeno in questo caso una decisione è già stata presa e difficilmente la task force del Viminale potrà riuscire lì dove nomi ben più potenti hanno finora fallito.