Nei giorni scorsi, la notizia che Telecom Italia ed H3G avessero iniziato a discutere su una possibile fusione ha scosso i mercati. Nonostante le posizioni prudenti del gruppo di telecomunicazioni italiano che aveva affermato che erano incorsi con Hutchison Whampoa (il gruppo che controlla 3 Italia) solo contatti preliminari non vincolanti, era trapelata l’indiscrezione che il gruppo di telecomunicazioni cinese fosse pronto a rilevare la maggioranza relativa di Telecom Italia pari al 29,9% delle azioni del colosso delle telecomunicazioni italiano.
Li Ka Shing, amministratore delegato del gruppo Cheung Kong Holdings che controlla Hutchison Whampoa, ha inviato infatti un memorandum of understanding a Franco Bernabè in cui sarebbe spiegato tutto il percorso che porterebbe alla fusione delle due aziende. Sebbene il documento non riporti cifre, Goldman Sachs, adivsor finanziario di H3G in questa operazione, avrebbe fatto sapere che Hutchison Whampoa sarebbe disposta a pagare 1,2 euro ad azione per arrivare al 29,9% del capitale di Telecom Italia.
Il giorno 11 aprile si è tenuto un CDA del gruppo italiano particolarmente acceso dove si è discusso sai dell’idea della fusione con H3G e sia del memorandum of understanding di Li Ka Shing.
Dopo 6 ore di dibattito, il CDA ha affidato a Franco Bernabè un mandato esplorativo per valutare le condizioni della fusione. Inoltre, verrà creato un comitato composto da 3 membri del consiglio che avrà il compito di affiancare Bernabè nella trattative per la fusione con H3G. I tre consiglieri scelti sono: Julio Linares di Telefonica, Elio Catania di Intesa Sanpaolo, Gabriele Galateri di Generali.
Ulteriori indiscrezioni rivelerebbero il contenuto del documento di Hutchison Whampoa. Per il colosso delle telecomunicazioni cinese, la fusione potrebbe avvenire in più step.
Il primo passo vedrebbe il conferimento degli asset di 3 Italia in Telecom con l'acquisizione da parte della prima del 10% del capitale dell'azienda di telecomunicazioni italiana.
Successivamente, Hutchison Whampoa acquisterebbe da Telco le restanti azioni per raggiungere il 29,9% del capitale di Telecom Italia, ottenendo così la maggioranza relativa che era l’obbiettivo del gruppo cinese.