Le offerte integrate di servizi di telecomunicazione sono la nuova El Dorado per le società telefoniche, networking integrator e web company. Target preferiti? Uffici e aziende medio-piccole.
I pacchetti all-in-one sono infatti sempre più richiesti, e la competizione sul mercato è sempre più agguerrita.
Grazie alle continue novità tecnologiche e alla definizione di nuovi quadri regolamentari – dal lontano unbundling del local loop all’implementazione di reti a banda larga, dagli accordi di MVNO e di convergenza fisso-mobile all’integrazione con soluzioni IP – ormai non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Ebbene, mentre fino allo scorso anno tra i piani strategici degli operatori e tra le indicazioni degli analisti a trionfare era sempre il modello di business basato sulla centralità dei contenuti, ora sembra che le cose stiano cambiando: secondo lo studio “Bundle Jungle Europe: Navigating the Multi-Play Market”, condotto nei mesi scorsi da Ernst & Young su un campione di 12.500 utenti europei arricchito dalle valutazioni di numerosi top manager, a fare la differenza nella scelta dei servizi sarebbe la convenienza, soprattutto nel campo delle soluzioni mobili.
Anche i consumatori italiani hanno evidenziato la predisposizione alle soluzioni più convenienti rispetto a quelle magari più complete o performanti. Passi per le fasce consumer ma, mi chiedo, quando le utenze sono di tipo aziendale, quanto paga questa strategia di scelta?
Oltre alle grosse aziende – alle quali sono generalmente destinate offerte specifiche – si affiancano anche i singoli professionisti, gli studi commerciali o le piccole imprese, che spesso guardano con occhio attento alle offerte integrate multi-play per le proprie comunicazioni aziendali. In questo caso, davvero può essere solo la convenienza il criterio con cui scegliere e adottare un bundle di servizi TLC?
In Italia, come nel resto d’Europa, sembra che i contenuti non rappresentino un elemento prioritario di scelta per i consumatori nell’adesione a pacchetti di telecomunicazione multi-play
Così si è espresso Andrea Paliani, Partner di Ernst & Young Financial Business Advisors. In effetti, solo il 5% ha optato per il criterio dei contenuti nell’adesione a offerte in bundle mentre a trionfare sono stati costo (20%), qualità dell’offerta d’ingresso (19%) e opzione tariffaria flat (17%).
L’Italia sembra essere un mercato fertile per i servizi integrati, con un sostanzioso 76% (rispetto al 66% della media europea) eppure la soddisfazione dei clienti italiani è davvero bassa: appena il 15% rispetto al 33% europeo. Inoltre, sembra che neppure il criterio della fidelizzazione serva a orientare nella scelta del gestore. Il peso del brand vi influisce appena nel 4% dei casi.
I dati sembrerebbero evidenziare la necessità di contenere i budget di investimento in servizi integrati di comunicazione. Ma chi può realmente credere che i contenuti non abbiano un peso? Per meglio orientarsi nella scelta, forse, è bene selezionare quelle soluzioni che, essendo ben targettizzate, possono garantire qualità al giusto prezzo.
Secondo Nadia Locati, partner di Reconta Ernst & Young, “le aziende che avranno successo in questo settore saranno quelle che riusciranno a comprendere meglio e a segmentare nel miglior modo i clienti, personalizzando servizi e contenuti in modo da soddisfare le loro esigenze”.
Allo stesso tempo, è importante tenere presente che i contenuti, per quanto non siano il primo richiamo per un consumatore, fungono però da catalizzatore e da collante, come ha evidenziato lo studio. Non si può pensare che risparmiare in fase di investimento sui costi dei servizi possa essere sempre e comunque una garanzia di successo sul lungo termine.
Il buon senso induce a mediare, le strategie di business anche…