Il mese scorso, in occasione della Conferenza Internazionale delle Autorità di Protezione dei Dati, settanta rappresentanti delle autorità che si occupano della sorveglianza e del rispetto della privacy in vari Paesi hanno discusso sui rischi per la privacy in seguito all’affermarsi delle nuove tecnologie, in particolare di Internet e, nell’ambito di questo, dei social network.
Le autorità hanno dato indicazioni molto importanti ai fornitori di questi servizi sulla trasparenza e sul controllo in materia di protezione dei dati personali. In effetti il fenomeno dei social network spinge molti utenti a lasciare tracce dei propri dati sensibili sul Web, per questo è necessario dettare delle regole sicure.
Viktor Mayer-Schönberger, esperto di sicurezza dei media e docente all’università di Harvard sostiene la necessità della conservazione dei dati sensibili solo per periodi di tempo limitati. Trascorso questo periodo, i dati personali sul Web dovrebbero cancellarsi automaticamente. In questo modo le informazioni sarebbero più protette, perché non reperibili sempre e da chiunque.
Per esempio nel caso di Google, il motore di ricerca conservava i dati relativi all’utente fino al 2038. Grazie all’intervento dei garanty della privacy questa pratica è stata modificata e adesso i cookie che conservano i dati sensibili vengono conservati solo per 18 mesi. Il fatto è che molti social network basano il loro business proprio sulla conoscenza quanto più possibile dei loro utenti tramite l’utilizzo dei loro dati.
Spesso tra l’altro gli utenti non conoscono le procedure che possono adottare per proteggere la loro privacy nell’uso dei social network. Essi possono chiedere la cancellazione dei propri dati e in casi estremi chiedere anche un risarcimento dei danni, quando le regole non vengono rispettate. Prospettare una conservazione a scadenza delle informazioni personali è comunque auspicabile, perché l’utente in questo modo, sapendo se i suoi dati verranno cancellati dopo un certo periodo, può decidere in modo più consapevole se fornirli tutti o in parte.
A questo proposito degno di nota è l’intervento del gruppo di lavoro per la tutela dei dati personali dell’Unione Europea, che in una specifica direttiva ha stabilito che il limite di tempo per la conservazione dei dati sensibili degli utenti è di sei mesi.