Del Large Hadron Collider, l’acceleratore di particelle più grande del mondo, se ne è parlato parecchio, soprattutto quando i catastrofisti di turno hanno paventato addirittura un eventuale buco nero (siamo ancora qui, giusto?).
Un gruppo di hacker, che si riconosce sotto il nome di Greek Security Team, ha effettuato il defacement di uno dei server che ospita uno dei siti web relativi al CMS (Compact Muon Solenoid), già utilizzato durante il 2007 e alla base di alcuni dei vari esperimenti che verranno svolti nell’immenso anello di collisione.
Seppure la notizia abbia guadagnato le pagine dei quotidiani grazie all’accoppiata buco nero–hacker, l’attacco è stato immediatamente ridimensionato: sebbene il server violato sia collegato alla rete di computer che controllano i giganteschi magneti, gli aggressori non avrebbero potuto fare grossi danni, al massimo spegnere qualche sensore.
Inoltre, anche se questo non è propriamente un punto a favore, sono stati gli stessi hacker a non voler fare nulla di più che avvertire di tenere la sicurezza un po’ più da conto. Il server è stato pulito e ripristinato e, almeno per ora, l’accesso è consentito solo dall’interno della struttura (forse non è poi così tanto separato dal resto come si pensava).
Per i responsabili, a permettere l’accesso dall’esterno, non sarebbe stata una mancanza di attenzione, ma sarebbe piuttosto colpa di uno degli impiegati interni dalla password troppo chiacchierona. Come se questo potesse valere da scusa per un tale smacco.