Si sono riuniti di recente, nelle sale dell’Alma Graduate School (la scuola post-laurea dell’Università di Bologna), quindici direttori, manager e responsabili della sicurezza di grandi aziende, con lo scopo di simulare un G8 sulla sicurezza in Rete e la tutela della privacy.
I dirigenti d’azienda, rimasti chiusi per 48 ore, hanno “giocato il ruolo” dei capi di Stato e di ministri degli esteri, anche se nella simulazione mancavano, ovviamente, i no global fuori a protestare, ma con agenda ed etichetta da summit assicurata dentro, che coinvolgerà quindici direttori, manager e responsabili della sicurezza di grandi aziende.
Le emergenze da risolvere, all’ordine del giorno erano casi che, anche nella realtà, hanno fatto discutere: i furti di identità a livello internazionale; i controlli su carte di credito e mail imposte dall’antiterrorismo; il trasferimento dei dati bancari alle autorità federali americane.
I partecipanti sono rimasti all’oscuro dei casi da trattare fino all’ultimo momento. L’iniziativa è stata una vera novità, un gioco molto serio nei contenuti. Temi come la sicurezza e la privacy sono infatti di fondamentale importanza, ma anche difficili da trattare. Inoltre sono settori in cui si tende a investire poco, perché non c’è un immediato ritorno economico, a meno di casi di emergenza.
Hanno partecipato rappresentanti di nomi di spicco come Unicredit, Telecom, Vodafone, Poste italiane, Acanto, Itway. Il tutto si è svolto sotto l’occhio attento di osservatori esterni quali i rappresentanti del Garante della privacy, della Polizia Postale, della Guardia di Finanza e del Centro per l’informatica nella pubblica amministrazione.