Microsoft scende in campo a fianco della polizia nella lotta al crimine?
Secondo un articolo del Seattle Times, apparso qualche giorno fa, pare sia proprio così: Microsoft avrebbe raccolto una serie di tool (circa 150), distribuiti poi alla polizia di 15 Stati (tra cui Polonia, Germania, Filippine, Stati Uniti), su una semplice chiavetta USB.
Il software contenuto sulla pendrive consentirebbe di recuperare molto velocemente i dati da un computer (sessioni, log, attività Internet), prima che questo venga scollegato e portato nei laboratori della polizia stessa.
Questo prodotto, che ridurrebbe di molto i tempi di una prima analisi del computer utilizzato dal presunto criminale, prende il nome di Cofee, acronimo di Computer Online Forensic Evidence Extractor.
Naturalmente, come avviene sempre in questi casi, soprattutto quando poi c’è di mezzo Microsoft, la notizia ha fatto velocemente il giro del mondo. Ma non solo: c’è anche chi ha dato anche una interpretazione “errata” della notizia.
Infatti, secondo qualche lettore di TechDirt, Microsoft avrebbe messo a disposizione della polizia delle backdoor per oltrepassare le misure di sicurezza del proprio sistema operativo per accedere ai dati necessari.
Da quanto riporta invece un articolo apparso su Wired (da cui è tratta anche l’immagine di questo articolo), con Cofee, un agente di polizia può selezionare, tramite un’interfaccia grafica, quale tool di analisi utilizzare sul computer in questione. A questo punto, Cofee crea uno script e copia tutto sulla chiavetta USB che poi viene inserita nel PC da analizzare.
Il vantaggio per la polizia consiste nel poter far girare tutta una serie di tool tramite uno script unico, anziché eseguirli manualmente uno alla volta. Un nuovo passo contro la lotta al crimine?