Nonostante le statistiche sui furti dei dati personali a causa di una protezione inadeguata o a causa di furti di supporti multimediali o di portatili parlino chiaramente, c’è ancora molta gente che minimizza il problema, evitando di prendere sul serio casi di diffusione, volontaria o meno, di dati più o meno sensibili su Internet o attraverso altri metodi.
A novembre scorso aveva fatto scalpore un clamoroso furto di un CD di proprietà dell’HMRC (Her Majesty’s Revenue and Customs) che conteneva i dati anagrafici di 25 milioni di famiglie del Regno Unito.
La notizia ovviamente aveva fatto il giro del mondo, e a moltissime persone non è bastata l’ondata di preoccupante informazione diffusa immediatamente da giornali, telegiornali e siti web, per affermare che da un semplice furto di dati come l’indirizzo di casa e il numero di conto corrente un malintenzionato avrebbe potuto commettere un reato.
È quello di cui era convinto anche Jeremy Clarkson, il conduttore della trasmissione inglese Top Gear, dedicata interamente alle automobili. Il popolare personaggio televisivo ha deciso di sfatare le voci molto preoccupate sulla questione, pubblicando sul quotidiano The Sun le coordinate del suo conto corrente bancario e qualche frase per far individuare facilmente il suo indirizzo, per dimostrare che non c’era nessun pericolo.
Bene, nemmeno a dirlo, dopo qualche giorno è stata registrata un’uscita di 500 sterline (circa 670 euro) dal suo conto corrente, in un bonifico destinato a un’associazione di beneficenza.
E, ironia della sorte, quando Clarkson ha pensato di rivolgersi alla sua banca per scoprire i colpevoli dell’operazione illecita, si è visto rispondere: “non possiamo scoprire chi è stato, a causa delle leggi sulla protezione dei dati personali“.