Esiste, in questo periodo, come credo anche in molti altri, una enorme quantità di dati sulla diffusione, l’aumento e la diminuzione del fenomeno SPAM.
Recentemente mi sono imbattuto in un articolo della Stampa (quotidiano nazionale) che poneva in evidenza come si perdano parecchie ore nel corso di un anno nel tentativo di arginare il suddetto fenomeno.
Altre fonti, evidenziano come si sia registrato un sensibile calo di minacce durante il periodo estivo, possibile comunque (anzi probabile) che il trend generale sia quello volto all’aumento del fenomeno.
Due riflessioni al volo mi permettono di fare emergere due cose: la prima la differenza tra utenze residenziali e business, la seconda la non coerenza dei dati.
Poco importa verificare chi abbia o meno ragione sul fatto dell’aumento del fenomeno, interessante risulta invece porre l’accento sulla prima distinzione.
Se un’utenza residenziale/casalinga può permettersi di “sprecare” del tempo nell’eliminare la pubblicità non richiesta dalla propria casella di posta elettronica, lo stesso non si può dire per tutte le utenze aziendali e business.
Per un’impresa perdere del tempo significa (lo sappiamo) perdere del denaro. E questo difficilmente è possibile permetterselo.
Quindi la situazione per loro è decisamente più critica.
Posso andare contro tendenza? Francamente tutte le news che si leggono mi sembrano tendenti all’allarmismo, io uso GMail da anni (sarà quella la mia salvezza?) e vi assicuro che in un mese riceverò un paio di messaggi spam, non si tratta solo di filtri eccellenti, ma semplicemente di un minimo di accortezza nel non fornire sempre e comunque i propri indirizzi principali, aiuta in questo senso la creazione di una mail ad hoc per i servizi web (registrazione, sottoscrizione newsletter e simili).
Sono fortunato? Io non credo. Lo SPAM aumenta? Non me ne sono accorto.