È noto a tutti come ormai i dispositivi mobili siano entrati a pieno ritmo nella vita quotidiana dei dipendenti delle aziende: dai semplici telefoni cellulari agli SmartPhone, dai palmari ai computer portatili ecc.
Se da un lato essi rappresentano un bene per il fatto che sono mobili, dall’altro peccano di sicurezza, in quanto sono estremamente vulnerabili agli attacchi informatici quali virus, spyware, trojan, ecc.
Secondo uno studio condotto dall’azienda americana BigFix, per molti professionisti che lavorano nel mondo dell’IT, i dispositivi mobili sono i principali responsabili del furto di dati e della diffusione di malware. Ciò accade poiché questi non sono sempre collegati alla rete e quindi non possono essere aggiornati di continuo.
Un vero problema se si pensa che di norma un dipendente d’azienda ha delle conoscenze nel campo informatico di livello medio-basso: questo vuol dire che sommando le scarse conoscenze di un qualunque individuo alla scarsa sicurezza dei dispositivi mobili, si può capire quanto sia facile per i cybercriminali fare breccia nei database delle aziende.
Il nostro paese si dimostra abbastanza attento per ciò che riguarda la sicurezza dei dispositivi mobili: infatti il 64% delle aziende italiane ha implementato delle policy per proteggere i dati catalogati sui PDA, sulle memorie USB e sui computer portatili. Dal punto di vista globale l’Europa dell’ovest e gli USA, sembrano più propensi ad ampliare la propria sicurezza, a differenza del resto dei paesi che registrano un bassissimo tasso di difesa contro le minacce che potrebbero mettere a repentaglio la salvaguardia delle proprie aziende.
Da quest’articolo avrete potuto ben capire quanto i dispositivi mobili facciano gola al cybercrime e che a volte la comodità comporta anche alcuni rischi. La soluzione a questi rischi? Beh credo che questi dispositivi siano molto utili, ma allo stesso tempo penso che meno essi sono connessi alla rete e minore sarà il rischio di farli divenire delle “cavie” per il malware.