Riflessioni sugli hack di Google

di Alessandro Vinciarelli

Pubblicato 26 Maggio 2007
Aggiornato 12 Febbraio 2018 20:50

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Ultimamente mi sto chiedendo quanto le mie informazioni personali siano esposte alla rete. Ho iniziato così ad effettuare delle ricerche su Google, magari inserendo solo il mio cognome, o il nome e il cognome.

Ho scoperto che effettivamente diverse informazioni sono state acquisite nei database del famoso motore di ricerca. Ad esempio eventi a cui ho partecipato, date e voti dei singoli esami universitari, ecc.

E questo è solo quello individuato con delle semplici ricerche.

A questo punto il dubbio emerge da se: “Quanti dati di cui io vorrei essere l’unico proprietario sono, al contrario, leggibili da milioni di utenti?”.

Per carità, non è che io sia un megalomane, per cui non credo che tutto siano interessati ai miei dati, ma rappresento una tra le migliaia di persone che offre a Google, quasi fidandosi ciecamente, le proprie informazioni personali.

Qual’è quindi il grado di sicurezza di Google? E ancora: Ci sono stati in passato problemi di sicurezza che hanno generato allarmi e preoccupazioni circa le proprie informazioni?
La risposta alla seconda domanda è si, almeno in sei momenti, abbiamo assistito ad attacchi riusciti verso i famosi servizi offerti da Google.

Ecco alcuni esempi di tali vulnerabilità:

  • Maggio 2005, gli utenti non trovano la pagina di ricerca di Google. Inizialmente si disse di un tentativo riuscito di hijaked del dominio di Google;
  • Marzo 2006, primo hack al blog di Google. Vengono inseriti in modo anomalo post da utenti tipo il product manager del blog stesso;
  • Ottobre 2006, nel blog di Google appare un misterioso post opera di un hacker;
  • Gennaio 2007, viene sfruttato un buco in Gmail che permette di rubare la contact list;
  • Aprile 2007, rotta la sicurezza di AdWords. Rubate molte password di account;
  • Alcuni hacker generano un sito che permette di carpire informazioni dai cookie di google.com. Chi vi accede senza aver cancellato i cookie regala le sue informazioni.

In conclusione, dunque, ammetto che le circostanze discusse sopra mostrano alcuni dati di debolezza oggettivi ed evidenziano come Google non debba essere considerata la cassaforte delle nostre informazioni. Ancora di più visto che non abbiamo discusso di come, Google stesso, potrebbe trarre beneficio dai dati di milioni di utenti.

Inoltre alcuni servizi, frequentatissimi, sono ancora in versione beta, vedi Gmail. Ci sarà un motivo?