Il Governo (in attuazione della legge 22 dicembre 2021, n. 227) ha avviato una riforma – contenuta in due decreti legislativi – della disciplina prevista dalla Legge 104/1992.
In particolare, si interviene sulla definizione di disabilità (risultato dell’interazione tra persone con compromissioni e barriere comportamentali e ambientali che ne impediscono o limitano la partecipazione nei contesti di vita), si introduce una nuova procedura di accertamento (che dal 1° gennaio 2026 diventa unica e multidimensionale) e si differenziano le prestazioni spettanti.
Legge 104/1992: chi ne ha diritto
Le categorie di beneficiari della Legge 104 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con handicap definisce specifici diritti e agevolazioni per le persone con disabilità accertate e coloro che se ne prendono cura) che che possono usufruire delle relative agevolazioni sono:
- Figli con disabilità grave, naturali e adottivi
- Partner (coniugi, componenti di unioni civili e conviventi di fatto)
- Familiari fino al 2° grado (o 3° nel caso in cui genitori o partner del disabile siano anziani, affetti da patologie invalidanti o deceduti)
- Portatori di handicap con difficoltà di apprendimento, relazione o integrazione lavorativa
- Soggetti con disabilità grave riconosciuta che ne riduce l’autonomia personale.
Cosa vuol dire avere la 104? Ecco i requisiti richiesti
Per handicap grave si intende la riduzione dell’autonomia personale, anche correlata all’età, che rende necessario assistenza permanente o costante e continuativa in ambito domestico.
La situazione di grave disabilità deve essere riconosciuta dalla commissione ASL con la presenza di un medico dell’INPS. Come riferimento, si possono considerare le percentuali per le patologie invalidanti ai fini dell’invalidità, il cui elenco è aggiornato a cadenza periodica.
I permessi sono garantiti solo se il soggetto non è ricoverato a tempo pieno in strutture sanitarie che offrono assistenza continuativa. Per i permessi legge 104, comunque, non è richiesta la convivenza con il familiare da assistere.
Chi può fare domanda per la 104?
I lavoratori dipendenti pubblici e privati, i genitori lavoratori dipendenti con figli in situazione di disabilità grave possono presentare domanda all’Inps per ottenere il riconoscimento dei permessi normati dalla Legge 104.
Il caregiver familiare (articolo 1, commi 254-256, legge n. 205 del 2017) è la persona che assiste e si prende cura di specifici soggetti.
Lavoratori esclusi dai benefici 104
Sono escluse dai benefici della 104 le seguenti categorie di lavoratori:
- Autonomi e collaboratori parasubordinati
- Lavoratori a domicilio
- Addetti ai lavori domestici e familiari
- Agricoli a tempo determinato occupati a giornata.
Come si ottengono le agevolazioni 104
Per ottenere permessi e congedi di lavoro retribuiti, al fine di assistere il familiare non autosufficiente, bisogna richiedere il verbale di Legge 104, facendosi prima rilasciare certificato di richiesta dal medico di base: con il numero di protocollo ivi riportato, si può fare domanda all’INPS. L’Istituto convoca il richiedente per una visita di accertamento presso la ASL che rilascerà il verbale di handicap grave ai sensi della Legge 104.
Sul Portale della Disabilità, i cittadini e ai loro caregiver possono seguire l’iter per il riconoscimento delle prestazioni di invalidità e dei benefici previsi dalla Legge 104.
Benefici e permessi legge 104: come si richiedono
Per ottenere le agevolazioni collegate alla Legge 104 è prevista una procedura con vari step. Vediamo quali:
- Prima serve il certificato medico del medico di base che richiede l’accertamento ai fini del riconoscimento sanitario del diritto ai benefici della 104 (per motivi connessi a non autosufficienza, invalidità civile, cecità, sordità, etc.), compresa l’indennità di accompagnamento e il diritto ai permessi.
- Poi il medico effettua la trasmissione del certificato all’INPS per via telematica e rilascia al paziende una ricevuta con il numero di protocollo assegnato dal sistema informatico (da conservare).
- A questo punto si inoltra domanda di Legge 104 all’INPS, indicando nella domanda il numero di protocollo: online dal percorso: “Accesso ai servizi” / “Servizi per il cittadino” / “Invalidità civile: invio domanda di riconoscimento dei requisiti sanitari” / “Acquisizione richieste”; per telefono al numero 803 164; rivolgendosi al patronato.
- L’INPS convoca il richiedente per la visita di accertamento, effettuata dalla commissione medica dell’ASL di competenza, che rilascerà il verbale ai sensi della Legge 104 articolo 3 comma 3.
- Per la visita di revisione l’INPS effettua prima una valutazione a distanza della documentazione inviata per via telematica e poi, solo se necessario, convoca il paziente per una visita medica di persona.
Una volta ottenuto il verbale di riconoscimento della 104, si possono richiedere i permessi retribuiti al datore di lavoro, che non può opporsi. Spettano 3 giorni al mese, da richiedersi con un ragionevole preavviso.
Agevolazioni Legge 104: quali sono?
Il familiare (figlio, coniuge, parente o affine entro il secondo grado) che assiste la persona con riconoscimento della Legge 104, ha diritto a:
- 3 giorni al mese di permessi retribuiti;
- congedo straordinario retribuito biennale se convivente con il familiare (Dlgs 151/2001, articolo 42 come modificato nel 2011);
- scelta delle sede di lavoro e rifiuto di trasferimento o di lavoro notturno;
- agevolazioni fiscali per spese mediche e assistenza;
- esenzione bollo auto;
- bonus bolletta vulnerabili;
- Pensione APe Sociale per i Caregiver.
Permessi 104: come funzionano
L’art. 33 della Legge 104/1992 prevede tre giorni al mese di permessi retribuiti (anche in via continuativa) coperti da contributi figurati, sia per i disabili gravi lavoratori sia per i loro caregiver. Sono concessi alle seguenti condizioni:
- la persona da assistere deve avere la certificazione ai sensi dell’art. 3, comma 3 della Legge n. 104/1992;
- la stessa persona disabile o anziana non autosufficiente non deve essere ricoverata in strtutture a tempo pieno;
- il dipendente pubblico o privato che la assiste deve essere il genitore, coniuge o parente tra quelli ammessi.
NB: Si può usufruire di tre giorni per ciascuna persona assistita.
Agevolazioni 104 per se stessi
- La persona disabile può fruire per sé stessa dei permessi e scegliere per la propria assistenza uno o più soggetti (purchè per periodi di permesso non coincidenti).
- Il lavoratore dipendente può assistere più persone disabili in situazione di gravità e usufruire di 3 giorni anche continuativi di permesso mensile per ciascuna di esse.
I permessi e i congedi straordinari utilizzati dai caregiver sono cumulabili.
Indennità di accompagnamento 104
L’indennità di accompagnamento disciplinata dalla Legge n. 18/1980 è un trattamento assistenziale erogato dall’INPS in favore di invalidi civili totali, come sussidio di supporto al caregiver nello svolgimento delle attività quotidiane.
La domanda può essere presentata online sul sito INPS o tramite patronato e associazione di categoria (ANMIC, ENS, UIC, ANFASS).
Erogato dall’INPS in 12 mensilità, indipendentemente dal reddito del beneficiario ed esentasse, spetta alle persone con accertato stato di totale invalidità o incapacità di deambulare senza accompagnatore.
Non si può ottenere l’accompagnamento per invalidi ricoverati gratuitamente in istituti di degenza o per la riabilitazione in ospedale.
I minori titolari dell’indennità di accompagnamento, al compimento della maggiore età, devono presentare il modulo AP70 senza effettuare altri accertamenti sanitari.
Accompagnamento Legge 104: quanto si prende?
L’accompagnamento è esente IRPEF, compatibile con lo stipendio e l’attività lavorativa, così come con altri sussidi e redditi. L’importo mensile 2023 dell’indennità di accompagnamento è pari a 527,16 euro per 12 mesi.
Congedo straordinario di 2 anni
Ai caregiver che assistono persone disabili ai sensi della Legge 104 l’art. 42, co. 5 del D.Lgs. n. 151/2001 concede la possibilità di fruire di un periodo di congedo biennale straordinario, ossia della durata massima di due anni nell’arco dell’intera vita lavorativa, anche in modo frazionato nel tempo, indipendentemente dal numero di persone disabili che assiste.