Nel panorama del social networking per aziende, Viadeo costituisce una soluzione interessante di navigata esperienza, nata e sviluppata in Francia e diffusa in tutta Europa. A differenza di altri social network più popolari Viadeo si mantiene fedele alla propria missione optando per un registro formale, una forte lotta allo spam e conversazioni dedicate esclusivamente alla ricerca di soluzioni, competenze e idee per il business.
Presente in Italia (con sede a Milano) dal 2007, è stata partner della II Edizione del BBF/ExpoComm, partecipando anche a una conferenza sulla “comunicazione unificata“. Per discutere della vision di Viadeo sullo stato del settore e sulle prospettive future, abbiamo raggiunto all’evento Sabrina Mossenta, Partnerships Manager della società.
A sabrina Mossenta abbiamo chiesto cosa offre Viadeo alle piccole e medie imprese nei termini di comunicazione 2.0.
1. Cominciamo dalle cose facili: perchè iscriversi a Viadeo?
Per un’impresa, iscriversi al nostro social network significa ottenere visibilità su un network di 400.000 aziende e 25 milioni di clienti, valorizzando le proprie competenze e la propria esperienza lavorativa.
Oggi la difficoltà di una Pmi è trovare nuove opportunità: tramite i contatti su Viadeo è possibile individuare manager a tempo, consulenti e partner oppure condividere domande in un’area popolata da esperti. Quel che voglio dire è che un imprenditore oggi può trovare soluzioni prospettate da colleghi in un’area dedicata al problema che gli si presenta, o anche fare una domanda diretta e ricevere risposte da persone competenti.
2. Come si pone Viadeo nei confronti della comunicazione unificata?
Preferisco usare la parola “crossing” perchè il Web 2.0 offre a tutti la possibilità di mandare messaggi a costi molto bassi quindi, in una prospettiva di crossing degli strumenti, è importante che un’azienda possa inserirli nel proprio piano di comunicazione. Ma si tratta di strumenti in più, che non vanno né a sostituire né a togliere.
Oggi abbiamo parlato di comunicazione unificata nel senso di “condivisione di strumenti di comunicazione”. McLuhan diceva “media è messaggio”, quindi ogni messaggio trasmesso con un mezzo ha una valenza diversa. È la scienza della comunicazione a dirci che un messaggio è diverso anche a seconda del mezzo utilizzato, per questo la parola “unificata” va considerata alla luce della scienza della comunicazione.
3. Un competitor importante come LinkedIn si è aperto a una partnership con Twitter integrando il sistema di micro-messagistica all’interno del proprio network. Cosa ne pensa Viadeo?
Per il momento non abbiamo partnership simili ma Viadeo ha già aderito al progetto OpenSocial di Google. Quindi, anche noi prevediamo l’interazione con altre piattaforme. Per quanto ci riguarda, Twitter lo usiamo ma al momento non prevediamo partnership.
Questo non significa ignorare la questione: all’interno di Viadeo si può segnalare un proprio blog o mettere un link verso l’account Twitter, anche se non è possibile chattare.
In questo, però, credo che l’esperienza di eBay e Skype possa fare da esempio [il sito d’aste aveva acquistato tempo fa il servizio di telefonia VoIP e recentemente l’ha rivenduto per 1,34 miliardi di euro a un fondo d’investimento gestito da uno dei fondatori originari, ndr]: una piattaforma unificata che faccia tutto non è la via più corretta. O almeno noi siamo distanti da questa idea.
4. Quindi Viadeo si serve di strumenti esterni per certi tipi di comunicazione?
Siamo per un’integrazione ad increasing, cioè implementiamo ciò che prevediamo di poter gestire. Non siamo estremamente dinamici in quest’attività di implementazione perchè è importante capire quali siano le capacità del nostro pubblico.
5. Come crede che evolverà il settore delle comunicazioni per aziende?
Noi siamo molto attenti al mercato, stiamo facendo un grande lavoro per integrare piattaforme cinesi e indiane all’interno di una realtà europea perchè avere molti contatti con l’estero può essere interessante.
Ci riteniamo in una fase matura: siamo online dal 2003, una realtà consolidata in cerca di ulteriori conferme. L’acquisizione di ottobre di Unyk (piattaforma da 11 milioni di utenti) è stato un grosso passo ma il prossimo sarà integrare le due piattaforme e avere insieme la gestione della propria agenda e dei propri contatti in un’ottica relazionale web 2.0.
Più in generale, invece, credo che di sicuro si andrà verso un totale incremento perchè rispetto a ieri, parlando da un punto di vista demografico, ci sono più persone e quindi c’è la necessità per tutti di avere possibilità di visibilità e comunicazione verso l’esterno.
6. Tuttavia avete scelto di non dar voce a tutti ma solo agli operatori del settore business
Sì, ma non dimentichi che molte imprese all’estero lavorano sulla reputazione del proprio brand attraverso persone interne che costruiscono un blog personale. Questi, essendo seguiti, fidelizzano i clienti e creano una fiducia con la quale proiettano al consumatore un senso di appartenenza all’azienda, per renderlo parte della famiglia.
7. C’è allora una possibilità anche per voi di offrire simili potenzialità?
Oggi i blog offrono a chiunque la possibilità di comunicare all’esterno, ma un’azienda deve tutelare i propri dati e il lavoratore ha obblighi di segretezza per quanto riguarda scelte strategiche e piani. Dunque, secondo me, il network darà molta più responsabilità ai suoi utenti in futuro delimitandone i confini stessi.
8. Siete chiusi o aperti nei riguardi di questa possibilità?
Come dice Obama “Ci sono molte relazioni tra le persone che lavorano a Wall Street e quelle che lavorano a Main Street”, e del resto tutto quel che è accaduto in Borsa l’abbiamo rivisto in chi non riesce a pagare un mutuo. Dunque, essere molto chiusi in realtà vuol dire essere molto aperti, perchè oggi è possibile incontrare in Rete sia il direttore che il dipendente in maniera molto democratica.