Da Check Point lo spaccato sul binomio Pmi italiane e sicurezza, con la classifica delle minacce che di più preoccupano le piccole e medie imprese d’Italia.
Colmando il gap della consapevolezza sui rischi di una protezione aziendale inadeguata, le Pmi individuano nell’accesso a siti pericolosi e attacchi phishing la minaccia numero uno (38%) in ufficio, seguita dalle falle nelle reti wireless (21%) e dall’utilizzo incauto di file sharing e instant messaging (18%).
In generale, dal sondaggio Check Point Software Technologies emerge chiaro che in grado di adozione di soluzioni e prodotti IT per la sicurezza aziendale è discreto: il 72% del panel intervistato investe fino a 5mila euro l’anno, con un ruolo preponderante ma non vincolante dei consulenti. A decidere sono responsabile tecnico (52%) o amministratore delegato (33%).
Nel 21% dei casi ci si rivolge a fornitori esterni per l’infrastruttura IT ed il 17% per la gestione della sicurezza. Un altro 17% preferisce fare tutto in casa, mentre 16% preferisce acquistare beni ma non sottoscrivere servizi.
Quali servizi e prodotti si adottano di più in una Pmi italiana? Firewall, anti-virus, anti-spyware, VPN e filtri per la navigazione: rispettivamente, 24%, 25%, 18%, 15% e 10%.
Il problema dei costi (24%) e della bassa priorità (30%) limita invece l’adozione di soluzioni di intrusion prevention, intrusion detection e cifratura di dischi e file. Tra l’altro, il 17% ha dichiarato di non avere in azienda figure tercniche sufficientemente specializzate per implementare tali soluzioni.
In generale, i fattori che determinano la scelta di un servizio/prodotto nelle Pmi italiane sono: costo (15%), semplicità di gestione (17%), affidabilità del vendor (18%), qualità della tecnologia (19%), disponibilità di una soluzione integrata (16%) e funzionalità superiori rispetto a quelle necessarie (14%).