La posta elettronica in ufficio è uno strumento di lavoro fondamentale, tanto che le email aziendali sono in genere protette di sistemi di filtraggio posta indesiderata e di protezione virus. Eppure lo scenario attuale è critico: il 90,92% delle email ricevute sul lavoro, risulta essere spam.
Ciò si traduce in un onere non indifferente per lavoratori, dipendenti e manager che siano: tutti, sono costretti ogni giorno a cestinare le junk mail, con uno spreco di tempo notevole.
I dati sono reali e si riferiscono al primo trimestre 2009. A diffonderli ci pensa il Report Panda Security, il noto provider di soluzioni di protezione informatica, basandosi sulle rilevazioni TrustLayer Mail, che è il suo servizio di gestione sicurezza per email business.
L’analisi a campione effettuata su 69 milioni di computer aziendali ha rivelato un trend preoccupante: nonostante lo spam non sia più una novità e la tecnologia è in grado di “prevenire oltre che curare”, rispetto al 2008 la diffusione del fenomeno è in leggero aumento (89,88%).
Complice del nuovo exploit, come già confermato da molti analisti, il clima di incertezza prodotto dalla crisi economica, che ha portato gli spammer a moltiplicare le presunte offerte di lavoro e i dipendenti in difficoltà a divenire bersagli ideali.
Non per niente si sta codificando il fenomeno del money-mule, ossia il malcapitato utente che ignaro di tutto viene coinvolto in operazioni di riciclaggio del denaro sporco tramite sedicenti attività lavorativo-finanziarie.
Da dove arriva tutto questo spam? Stati Uniti in testa (11,61%), seguiti da Brasile (11,5%) e Romania (5,8%).
Di tutte le centinaia di email ricevute ogni giorno, soltanto il 7% risulta essere posta reale. Incredibile a dirsi, eppure la proporzione rispecchia la recrudescenza delle strategie di attacco spammer e la mole di spazzatura digitale che ogni giorno transita su server e client.
In tutto questo, è chiaro che oltre al fastidio sussiste un reale pericolo: non solo in termini di phishing (su milioni e milioni di email spam molte sono “falsi ad arte”, cui putroppo a volte si “abbocca”) ma anche di malware: la percentuale è minima, solo 1,66% del totale, ma numericamente stiamo parlando sempre di attacchi numerosi e a volte potenzialmente devastanti.
Le reti botnet la fanno da padrone nell’ecosistema Spam: i diversi pc ifettati sfuggono a controlo remoto e divengono, in contemporanea, ignari emissari di migliaia di email spam, creando un network che nel 2009 coinvolge, almeno in questo primo trimestre,circa 302mila computer al giorno.