Al Surviving CyberCrime Event organizzato da Kaspersky Lab è di scena la sicurezza informatica, e gli analisti di IDC colgono l’occasione per mettere in guardia le imprese dalle insidie del Web 2.0.
Stando alle parole del vicepresidente di IDC, Christian Christiansen, ormai i cybercriminali hanno trovato negli strumenti 2.0 il terreno più fertile per veicolare malware di ogni tipo. Un’attività sempre più diffusa che può trasformare blog, social network e wiki in luoghi poco sicuri.
Le imprese si trovano in una situazione non facile da risolvere. Da un lato, infatti, hanno riconosciuto nei nuovi strumenti un formidabile vantaggio competitivo, a cui non vogliono e non potranno rinunciare, considerato anche che la nuova generazione di IT Manager lavorerà principalmente con tool del Web 2.0.
Dall’altro lato, allarmi come quelli di IDC hanno spinto le imprese a prendere posizioni dure nei confronti dei loro lavoratori, restringendo l’accesso a determinati siti che non hanno una stretta relazione con l’attività di business. Lo stesso Christiansen evidenzia questo trend sottolineando come «negli ultimi 10 anni abbiamo assistito al mescolarsi della vita privata con quella lavorativa».
Stabilire delle policy di comportamento è ormai un obbligo per le imprese, ma questo non serve a niente se poi non vengono comunicate adeguatamente ai dipendenti, o se non sono supportate da un’attività di controllo. I lavoratori che non rispettano le regole di comportamento, creano dei veri e propri “buchi” nella rete aziendale, attraverso i quali è facile ricevere visite “indesiderate”.
«Le minacce arrivano dall’interno del network», denuncia Christiansen, e sono anche minacce difficili da rilevare: ormai i virus non arrivano più allegati alle email, ma sono inseriti in maniera subdola direttamente nella struttura dei siti 2.0.