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Rinviato a febbraio 2020 l’entrata in vigore del nuovo obbligo di gestione degli ordini del Servizio Sanitario Nazionale esclusivamente per via telematica su piattaforma NSO: originariamente previsto per ottobre, il nuovo sistema entrerà in funzione il prossimo anno, anche se il debutto non è del tutto ufficiale.
Il Nodo di Smistamento Ordini fa parte del sistema acquisti in rete della Pubblica Amministrazione e gestisce in via telematica ordini ed esecuzione relativi all’acquisto di beni e o servizi tra enti del SSN, soggetti che effettuano acquisti per conto dei predetti enti e loro fornitori di beni e servizi.
In parole semplici, una nuova infrastruttura digitale per gestire gli ordini sanitari della PA, che fra l’altro è collegato con il Sistema di Interscambio (per la fattura elettronica).
Introdotto dalla legge di Bilancio 2018 (legge 205/2017, commi 411-415), inizialmente era prevista l’entrata in vigore lo scorso anno, poi c’è stata una proroga al 30 ottobre 2019 e ora un nuovo rinvio, prevedibilmente al primo febbraio 2020.
Sono previsti tre tipologie di processo:
- Ordine semplice: la PA invia un ordine a un cliente con canale unidirezionale (se l’ordine non risulta conforme si contatta la PA per un riscontro).
- Ordine completo: la PA invia un ordine al fornitore, che a sua volta risponde (richiesta di modifica, accettazione o rifiuto) con tracciamento completo della comunicazione.
- Ordine preconcordato: il fornitore genera un ordine verso l’ente pubblico, che può accettare, rifiutare o chiedere un’integrazione, generalmente per contratti o accordi quadro.
Il sistema è gestito per conto del Ministero dell’Economia, sul cui portale sono presenti tutti i materiali, fra cui le regole tecniche che si possono applicare per l’utilizzo sperimentale del sistema. Mancano invece le linee guida, così come si attende anche il provvedimento ufficiale di proroga a febbraio.
Sul portale del MEF, nella pagina dedicata al NSO, viene semplicemente segnalato che «è in corso di aggiornamento la data di decorrenza prevista dall’articolo 3 del decreto ministeriale 7 dicembre 2018», che era appunto fissata al 30 ottobre.