Il Consiglio notarile di Milano, organo della pubblica amministrazione e sottoposto alla vigilanza del Ministero della Giustizia, nei giorni scorsi ha reso operativo l’accordo, firmato nel settembre 2010 con il Comune di Milano, per garantire ai 480 notai del distretto milanese (che comprende anche Busto Arsizio, Varese, Monza e Lodi) l’accesso diretto alla banca dati comunale, evitando così ai cittadini inutili code agli sportelli per richiedere un certificato di residenza, lo stato di famiglia, il certificato di nascita o di morte, il certificato di cittadinanza.
Sarà il notaio, in qualità di pubblico ufficiale, a farsi carico del reperimento dei documenti necessari alla redazione degli atti di sua competenza.
L’accordo si inscrive nel quadro del Progetto Reti Amiche, avviato in via sperimentale nel giugno 2009, e che coinvolge gli oltre 5.000 studi notarili presenti sul territorio nazionale per fornire ai cittadini servizi anagrafici.
L’accesso è gratuito ed avviene attraverso un’applicazione web realizzata appositamente dal Settore servizi al cittadino del Comune.
Come secondo step è prevista l’estensione dell’accordo al settore dell’urbanistica, consentendo ai notai di accedere online a tutta la documentazione necessaria per verificare la regolarità dello stato di un immobile (permesso di costruzione, condoni, DIA) prima di procedere per esempio alla stipula di un contratto di compravendita.
Già da gennaio 2011 è attivo il servizio che consente ai notai di inviare al Comune le convenzioni matrimoniali (cioè gli accordi sulla gestione patrimoniale della famiglia, che devono essere stipulati per atto pubblico per regolare la comunione/separazione dei beni o la costituzione di un fondo) in formato e con sottoscrizione digitale, utilizzando un indirizzo di posta elettronica certificata. Un vantaggio in termini di tempi e costi anche per l’ente locale, considerando che in tal modo si evita di ricevere la copia autentica in formato cartaceo. E da gennaio a giugno 2011 sono state quasi 300 le Convenzioni matrimoniali inviate via PEC, vale a dire ben il 60% delle 468 convenzioni stipulate.