Il caso Italia.it

di Alfredo Bucciante

1 Dicembre 2010 09:00

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Luci e ombre sul portale turistico nazionale, a più di un anno dal nuovo lancio

Il sito dedicato al turismo nazionale Italia.it, e in particolare la sua storia, sono stati abbastanza emblematici di un certo approccio nei confronti delle nuove tecnologie. La vicenda inizia più di tre anni fa, nel febbraio del 2007, con la messa online della prima versione del servizio, anche se l’idea iniziale risale al 2004. Il primo Italia.it viene chiuso qualche mese dopo tra numerose polemiche per i costi, in particolare per quei 45 milioni di euro stanziati nel finanziamento iniziale.

Era all’epoca nato anche un blog parallelo e indipendente di critica, chiamato scandaloitaliano, che periodicamente forniva aggiornamenti sugli sprechi posti in essere e sulle mancanze del sito. Si era anche cercato un coinvolgimento delle regioni, che avrebbero dovuto concentrarsi prevalentemente sui contenuti, ugualmente oggetto di critiche per le diverse mancanze e inesattezze riscontrate. Anche questa parte si è però arenata dopo poco.

Il 2009 è l’anno chiave, perché avviene il trasferimento della materia al Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, con la firma di un Protocollo d’intesa, a gennaio, tra il Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione e il Sottosegretario di Stato con delega al turismo, che diventerà poi ad aprile dello stesso anno Ministro del Turismo. Successivamente, il sito ha dunque riaperto nell’estate del 2009 con uno stanziamento di 10 milioni di euro e il contributo dell’Automobile Club Italiano, in una versione ridisegnata più semplice e sobria. In autunno è poi arrivata quella attuale e definitiva. Nel Protocollo d’intesa viene anche istituito un Comitato congiunto per monitorare trimestralmente il percorso di realizzazione e sviluppo del sito.