Se il livello di informatizzazione della PA dovesse essere misurato valutando il numero di pratiche digitali che le amministrazioni scolastiche istruiscono ogni anno, al termine delle prove di licenza, la situazione sarebbe davvero imbarazzante.
Da questo punto di vista, la scuola italiana non solo manca di sistemi automatici che snelliscano le procedure, ma è assolutamente priva di una rete che possa raccogliere le pratiche e indicizzarle per una consultazione futura.
Nella maggior parte dei casi, le pagelle vengono stampate vuote e ciascun insegnante deve riempirle a mano. Carta e penna sono gli strumenti più utilizzati anche per quanto riguarda la compilazione dei verbali e dei resoconti del lavoro svolto durante l’anno scolastico (con le relative difficoltà di interpretazione degli schemi utilizzati da ogni singolo docente).
Per non parlare del numero di firme che devono essere apposte dal corpo docente su tutti gli elaborati degli studenti, sulle buste e su ciascun altro documento relativo allo svolgimento delle prove.
Un professore impegnato nell’espletamento delle pratiche finali, ad esempio di un esame di licenza media scrive, a mano, negli spazi predisposti sul documento cartaceo: il giudizio del voto di ammissione, il consiglio per il proseguimento degli studi, i giudizi (con relativi voti) di tutti gli scritti, cioè italiano, matematica/scienze, inglese, seconda lingua e prova nazionale, il giudizio (con voto) del colloquio e, infine, il giudizio globale (con voto).
E non basta, perché c’è ancora da compilare il certificato delle competenze disciplinari e trasversali, il registro e le statistiche degli esami di stato. L’unica eccezione è la prova Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) che, in alcuni casi, prevede l’utilizzo di un file Excel e dell’invio telematico.
Insomma, per ora l’informatizzazione delle pratiche degli esami scolastici non arriva nemmeno all’agevolazione di un copia e incolla, mentre i progetti di un database distribuito o di un registro digitale rimangono ipotesi affidate all’iniziativa di pochi.