Stando alla classifica di Google, il paese che inoltra più solleciti a Mountain View è il Brasile. Si tratta di richieste per ottenere dati riservati o per l’oscuramento di alcuni risultati di ricerche effettuate tramite il motore di ricerca.
Non potendo opporsi alla censura governativa, Google ha però deciso di avvisare gli utenti della sua presenza. La mappa sarà aggiornata ogni sei mesi e mostrerà il numero di volte che gli Stati e i tribunali di tutto il mondo avranno manifestato la volontà di acquisire o di cancellare contenuti online.
L’unico dato non disponibile è quello della Cina poiché, cliccando sul suo territorio, un pop-up avvisa che la statistica non può essere mostrata perché è “segreto di Stato”. Nessun dato nemmeno sulle censure preventive da parte di Google, che cancella non solo tutti i contenuti di tipo pedopornografico, ma anche molti dei casi di diffamazione, furto di identità e incitazione all?odio segnalate dagli utenti.
Nella classifica, l’Italia occupa il settimo posto nel “data requests” e il sesto nel “data removal”. Per quanto riguarda il Brasile invece, il numero di richieste è sicuramente da imputare alla forte concentrazione di utenti che utilizzano il social network di Google Orkut.
Sul blog ufficiale del motore di ricerca, si legge che l’iniziativa è stata presa per accendere la luce sullo scopo delle richieste di censura e acquisizione di dati nel mondo. Eppure, l?annuncio della pubblicazione della nuova pagina statistica è avvenuto pochi giorni dopo lo scoppio di una polemica sul modo disinvolto in cui Google tratta i dati dei suoi utenti (nel mirino, in particolare, il social network Buzz).
Come a dire: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra…»