Renato Brunetta tira dritto per la sua strada: quella della PEC. Nonostante le critiche e i dubbi sollevati, specialmente in rete, da diversi esperti dei vari ambiti che interessano questa iniziativa, il ministro per l’Innovazione e la Pubblica Amministrazione, non solo è ancora convinto della bontà del suo operato, ma rincara addirittura la dose.
«Tra qualche settimana inizierà a diffondersi la posta elettronica certificata, cioè tutti gli italiani avranno nell?arco di pochi mesi un indirizzo di posta elettronica che varrà come una raccomandata». La sperimentazione sarà nell?arco dei prossimi quattro mesi, per primi partiranno Inps e Aci.
Non ci si metterà più in fila davanti a uno sportello – dice il ministro in Tv – da gennaio a tutti gli italiani che lo vorranno verrà attribuito gratuitamente un account, un indirizzo e con quello potranno interagire con la PA». Poi aggiunge: «Provvederemo anche a chi non sa usare il computer e a chi addirittura non ne ha mai avuto uno, portandoglielo a casa».
Eppure, in rete le perplessità sono ancora tante sia sull’efficacia della PEC che sulla sua effettiva utilità. Guido Scorza, esperto di diritto informatico e presidente dell’Istituto per politiche dell’Innovazione, sottolinea inoltre che lo standard tecnico della PEC, non avendo eguali negli altri paesi europei, non può che operare entro i confini geo-politici del nostro Paese.
Oltre al monito sull’utilizzo di uno standard condiviso che abbracci almeno il contesto europeo, Scorza solleva il problema della possibilità di attribuire ad una comunicazione le garanzie derivanti dall’utilizzo della PEC «solo laddove mittente e destinatario utilizzino tale strumento, con la conseguenza che il privato che voglia comunicare con l’Amministrazione a mezzo PEC, ove quest’ultima non sia dotata del relativo indirizzo, non potrà far altro che imbarcarsi in un giudizio amministrativo per rivendicare il proprio diritto ad utilizzare tale strumento».
Massimo Penco, presidente dell’associazione “CittadinidiInternet” ed esperto in telecomunicazioni, internet e sicurezza informatica, mette perfino in dubbio che la PEC possa rendere più snelli i rapporti fra PA, aziende e cittadini. «L’unico vantaggio – sostiene Penco – è per gli addetti ai lavori (notai, commercialisti ecc.) che sono oggi in grado d’inviare atti alla PA senza presentarli a mano».
C’è però anche chi, come Simone Braccagni, amministratore unico di Aruba PEC Spa, è convinto che con la PEC l’Italia «abbia prodotto qualcosa di buono ed innovativo e che vi siano dei buoni margini per l’adozione della PEC da parte degli altri membri della Comunità Europea».