In Italia, le prime due città ad essere dotate di uno scanner per la digitalizzazione delle impronte, saranno Grosseto e Potenza, ma presto il sistema sarà operativo in tutta Italia. Ciò vuol dire che verranno prese le impronte a tutti coloro che faranno richiesta del nuovo passaporto elettronico, minori di 12 anni esclusi.
Le impronte digitali sono considerate tra i migliori sistemi di identificazione perché per ogni persona l?impronta è unica e irripetibile. Persino i gemelli monovulari, cioè con lo stesso Dna, hanno impronte digitali diverse. Unica eccezione sono le impronte dei bambini al di sotto dei 14 anni, solitamente ancora in evoluzione a quell’età.
La prima a registrare i propri dati biometrici è stata una ragazza di 27 anni di Potenza. Nessun cuscino inchiostrante e nessuna macchia persistente sulle dita: lo scanner per le impronte è infatti un macchinario di dimensioni relativamente ridotte che si usa insieme al PC e che acquisisce i dati attraverso un software di digitalizzazione delle immagini ed è in grado di salvarle all’interno del microchip presente sul documento elettronico.
Il nuovo passaporto, come da regolamento europeo del 2004, dovrà contenere in formato digitale anche la foto del possessore. La buona notizia è che tanta tecnologia in più non ha influito sui costi di realizzazione, che rimangono pressoché invariati attestandosi a poco meno di 90 euro.
Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha spiegato che i dati acquisiti verranno trasmessi ai sistemi centrali come l’Afis (Automated fingerprints identification system) ma vi resteranno solo per il tempo strettamente necessario all?espletamento di tutta la fase istruttoria. Il ministero dell?Interno ha inoltre assicurato che non c?è alcun rischio di schedature di massa, né di un’illecita archiviazione di dati sensibili perché il controllo verrà fatto direttamente tra l?immagine dell?impronta contenuta nel microchip del passaporto e l?impronta del polpastrello del viaggiatore. Le impronte saranno cancellate anche dagli archivi della Questura dopo una settimana dal rilascio del documento.
Per quanto riguarda la sicurezza e l’affidabilità degli identificativi biometrici sono però in molti, tra gli esperti, a dubitarne. La paura è che lo scanner installato alla frontiera incappi in falsi positivi, favorendo l’erroneo abbinamento di una impronta raccolta con l’impronta (archiviata sul microchip) di un cittadino a cui non corrisponde.