Utilizzare i videogiochi per la didattica. Sembra una contraddizione e invece gran parte dei docenti europei ha già provato a proporre ai ragazzi programmi formativi che comprendono l’utilizzo dei videogiochi in classe. La soddisfazione, oltre a quella immaginabile degli studenti, è stata quella degli insegnanti, sorpresi dai risultati.
Nel rapporto “Games in Schools“, realizzato da European Schoolnet su commissione dell?associazione europea degli editori di videogiochi ISFE, l’interesse per questo tipo di approccio da riservare all’apprendimento dei giovani studenti, ha coinvolto l’80 per cento dei professori europei.
Il progetto è stato svolto su otto paesi europei (Austria, Danimarca, Francia, Italia, Lituania, Olanda, Spagna e Gran Bretagna) e ha preso in considerazione non soltanto i videogiochi educativi in senso stretto, ma anche i videogiochi di intrattenimento e commerciali.
Le esperienze più significative hanno riguardato l’apprendimento delle lingue straniere, la letteratura, la matematica, la storia e la geografia. In particolare il 27 per cento degli insegnanti sostiene che incrementino la motivazione degli studenti nell?apprendimento, mentre il 24 per cento pensa che contribuiscano al raggiungimento di obiettivi educativi, promuovano valori positivi (13 per cento) e migliorino il lavoro di squadra e la capacità di problem solving (11 per cento).
Certo, introdurre l?uso dei videogiochi nelle scuole o addirittura integrarli nei curricula scolastici non è semplice, sia per la disponibilità di strumentazione informatica, sia per la scarsa attitudine verso il mezzo da parte dei docenti (per loro stessa ammissione).
In Francia, l’ipotesi è vista in un’ottica di supporto agli studenti con difficoltà cognitive o sociali, in Gran Bretagna, Danimarca e nel nostro paese interessa invece la modernizzazione della scuola che, specialmente nei paesi anglosassoni, vorrebbe avvenire a partire dallo sviluppo di competenze avanzate in termini di innovazione e creatività proprio grazie ai videogiochi o riducendo la distanza tecnologica tra generazioni giovani e adulte, come pensano molti professori danesi e olandesi.
Il rapporto è certamente stato commissionato da un’associazione di parte, ma i risultati ottenuti “sul campo” e la soddisfazione dei docenti può essere un indice di misura della validità di questo tipo di didattica.