Google Health, IBM e la privacy

di Lorenzo Gennari

9 Febbraio 2009 16:00

logo PMI+ logo PMI+
IBM ha stretto un accordo con Google per la realizzazione di un software che permetterà il trasferimento di informazioni sanitarie dai dispositivi elettronici a sistemi di personal health records, seguendo le specifiche di Continua Health Alliance

Le informazioni sanitarie dei pazienti viaggieranno dal dispositivo mobile del dottore agli archivi online con il semplice tocco dello schermo. Grazie all’accordo tra Google, IBM e Continua Health Alliance, organizzazione impegnata nella messa a punto di standard di interoperabilità per prodotti e soluzioni in ambito sanitario, sarà presto disponibile la tecnologia necessaria per una completa gestione dei dati sulla salute delle persone.

La base di partenza sarà la piattaforma Google Health, collaudato sistema di personal health records (Phrs), già in grado di importare ed esportare cartelle cliniche in formato elettronico pronte per la condivisione. IBM, da parte sua, si sta dando da fare per l’integrazione di moduli WiFi nei vari apparecchi clinici, relazionandoli al servizio offerto da Google tramite un’apposita interfaccia.

Anche la raccolta dati avverrà attraverso un sistema già esistente e adattato al compito specifico dalla stessa IBM. Ad occuparsi della traduzione e della catalogazione dei dati sulla piattaforma online di Google, sarà infatti l’eficientissimo Websphere di Big Blue.

In questo modo i risultati di ogni singolo esame verranno condivisi direttamente con i vari specialisti che potranno – stando alle convinzioni degli ideatori del progetto – seguire in maniera più dettagliata i pazienti, anche a distanza. Apparentemente non sembrano esserci limiti: tutto potrà essere registrato e condiviso in tempo reale. Un aspetto che in realtà sta causando diversi problemi a Google.

Non sono poche le accuse rivolte all’azienda di Mountain View di collezionare informazioni riservate degli utenti per destinarle al mercato che ruota attorno alla sanità. In particolare, a suscitare dubbi e polemiche, è quanto scritto nelle condizioni del servizio imposte da Google all’apertura dell’account su Health: cliccando si dà effettivamente diritto all’azienda di poter disporre delle informazioni immesse anche per altri servizi offerti.