La novità della carta d’identità elettronica (CIE) continua a suscitare iniziative legislative, creazione di comitati, elaborazioni di documenti e sperimentazioni. Nonostante le spese, la corsa sembra inarrestabile.
L’emissione della CIE, al posto del tradizionale documento cartaceo è un obbligo per i comuni sin dal primo gennaio 2006 (Legge 43/2005). Inoltre, l?accesso ai servizi forniti in rete da qualsiasi amministrazione pubblica, da tre mesi a questa parte, è possibile solo attraverso la stessa CIE oppure tramite la carta nazionale e dei servizi.
Il decreto dell’8 novembre 2007 del ministero dell?Interno ha introdotto, come principale novità, la possibilità, per i comuni, di esercitare in forma associata le funzioni relative all’emissione della CIE. Ciò renderà possibile il rilascio del nuovo documento d’identità anche nei comuni più piccoli.
I comuni pronti alla sperimentazione sono già 54, anche se la tendenza prevalente, emersa dalle risposte al bando, è quella di costituire centri servizi a livello provinciale.
Il rilascio della CIE avverrà con il concorso di tre principali attori: il comune, il ministero dell’Interno e l?Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, oltre alle Prefetture, che però avranno solamente il ruolo di distributori delle carte vergini dal Poligrafico ai Comuni. Il Decreto introduce anche un ulteriore soggetto, il Consolato italiano, che provvederà alla gestione delle pratiche (compresa l’emissione del documento) per i cittadini italiani residenti all’estero.
Dal punto di vista tecnico, la CIE sarà una carta di plastica con caratteristiche analoghe a quelle di una carta di credito, oltre alla banda magnetica sarà presente un microchip simile a quello utilizzato nei più moderni bancomat e in altre smart card.
Il documento dovrà soddisfare due diverse esigenze: consentire l’identificazione a vista, come avveniva con la carta d’identità, e identificare il titolare tramite dispositivo elettronico, oltre che permettergli di usufruire dei servizi delle amministrazioni pubbliche online.