«La domanda It della Pa è scesa nel 2007 di -0,6%, oscillando negli ultimi anni intorno a un’asfittica quota di 3 miliardi di euro» lo ha dichiarato il presidente di Assinform, Ennio Lucarelli durante la presentazione del Rapporto sullandamento del settore ict nel 2007.
Secondo le rilevazioni dell’Associazione il crollo nella domanda informatica della pubblica amministrazione italiana sarebbe da imputare alle società pubbliche cosiddette in house che gestiscono la spesa per le tecnologie. Spiega Assinform: «Oltre la metà, infatti, pari a 1,5 miliardi di euro, finisce direttamente nelle casse delle società pubbliche in house, cifra che cresce di oltre 100 milioni di euro l’anno».
Queste società, essendo parte dell’ente che ha deciso di affidargli l’esercizio delle sue attività, non sono soggette alle normali regole di mercato e contravvenendo i basilari criteri concorrenziali si rivelano spesso le soluzioni più costose e meno efficienti per la pubblica amministrazione.
A farne le spese è lo sviluppo di strategie e strumenti di e-government, che nel nostro paese hanno registrato una brusca battuta d’arresto. Di recente anche un’indagine dell’Istat aveva mostrato lo stesso scenario: negli ultimi 3 mesi i cittadini che hanno usato Internet per ottenere informazioni da siti della pubblica amministrazione sono solo il 35,9%, quelle che l’hanno usato per scaricare moduli il 24% e quelle che se ne sono servite per spedire moduli il 10,7%.
Notizie decisamente più confortanti provengono dal versante imprese e famiglie presso le quali gli investimenti IT arrivano al più 5,9% e quelli TLC sono cresciuti del 5,2% nel 2007.
Le iniziative private alimentano l’innovazione grazie alla diffusione della banda larga, l’utilizzo dei servizi online di banche, turismo, e-commerce, intrattenimento, informazione e cultura.