La Pubblica Amministrazione continua a saldare i conti con le aziende fuori tempo massimo rispetti a quelli consentiti dalla normativa, tanto che due Ministeri su tre pagano i propri fornitori in netto ritardo.
I mancati pagamenti in Italia corrispondono al 2,6% del PIL e segnano la peggiore performance in Europa.
La PA italiana non rispetta le leggi sui tempi di pagamento
Il debito commerciale della PA italiana nei confronti dei suoi fornitori, per il solo 2022, ammonta a ben 49,6 miliardi di euro, attesi soprattutto dalle PMI.
Secondo l’Ufficio studi della CGIA, l’ultima rilevazione dell’Indice di Tempestività dei pagamenti (ITP) ha evidenziato che la maggioranza dei Ministeri non ha rispettato la legge in materia di tempi di pagamento relativamente alle transazioni commerciali tra PA e imprese private.
La normativa europea contro i ritardi di pagamento (Direttiva UE/2011/7), recepita nel nostro ordinamento da ben dieci anni, prevede che il saldo per le transazioni commerciali tra enti pubblici e aziende private non possa superare i 30 giorni, con una deroga che concede fino a 60 giorni per alcune di forniture, come ad esempio quelle sanitarie.
Nel 2023 la UE ha avanzato una proposta di legge migliorativa, che sostanzialmente conferma le tempistiche sopra riportate.
La classifica dei Ministeri in base ai ritardi sul saldo fatture
A oggi, solo 5 ministeri su 14 hanno aggiornato i dati sul proprio ITP del terzo trimestre 2023.
Analizzando i comportamenti dei singoli Ministeri nel secondo trimestre 2023, a far bene sono solo il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (che paga con un giorno di anticipo), il Ministero degli Esteri e il Ministero della Difesa, che ha recuperato il ritardo registrato nel primo trimestre dell’anno. A essere virtuoso è anche il Ministero dell’Agricoltura, che ha anticipato i pagamenti anche di 46,25 giorni.
A pagare con notevole ritardo, invece, sono il Ministero dell’Università e della Ricerca (ritardo di 80 giorni), il Ministero del Turismo (68 giorni) e il Ministero dell’Interno (39 giorni, sebbene in calo rispetto a prima). Male anche il ministero del Lavoro che ha peggiorato i suoi tempi di pagamento rispettivamente di 9,45 e 26,28 giorni nel primo e secondo trimestre 2023.
Indice di tempestività dei pagamenti dei ministeri
Ecco il ranking realizzato dalla CGIA di Mestre in relazione al ritardo nei pagamenti riferito al 2° trimestre 2023:
Cosa dice la Ragioneria di Stato
In base al “cruscotto” pubblicato della Ragioneria di Stato in relazione alle transazioni commerciali dell’intero 2022, i tempi medi ponderati registrati per saldare, in tutto o in parte, le fatture sono stati pari a 39 giorni, con un ritardo medio di -8 giorni.
Dal 2020, in generale, le pubbliche amministrazioni hanno conseguito un certo miglioramento, con una progressiva riduzione delle fatture pagate oltre i termini (gli indicatori sono calcolati sulle fatture commerciali ricevute dalle PA in ciascuni degli anni considerati e sui relativi pagamenti rilevati a marzo 2023).
Le Amministrazioni dello Stato, pur registrando un miglioramento di 9 giorni rispetto al 2020 (quando registravano 14 giorni di ritardo), presentavano nel 2022 un tempo medio di ritardo di 5 giorni ed un tempo medio di pagamento di 45 giorni, arco temporale che però non tiene conto degli interi saldi ma annovera al suo interno (facendo media), anche i soli anticipi, ossia il saldo parziale.