Per ridurre i tempi di attuazione delle leggi gli strumenti sono due: velocizzare gli attuali decreti attuativi e diminuirne il ricorso nelle future norme primarie. Sono i principi alla base dei nuovi “Criteri operativi per una efficace azione di Governo”, che introducono sostanzialmente un nuovo metodo, condiviso dal premier, Mario Draghi, con il sottosegretario Roberto Garofoli e illustrato nel corso del Consiglio dei Ministri. Ad ogni amministrazione vengono indicati obiettivi da perseguire con target di decreti da adottare, a partire dai mesi di giugno e luglio 2021, per il raggiungimento di una più celere adozione dei provvedimenti ai quali le norme di legge rinviano. Per fare un esempio: vanno ancora approvati 479 decreti solo per rendere operative agevolazioni e misure approvate dal primo gennaio 2020 ad oggi. A questo numero, bisogna evidentemente aggiungere gli arretrati, e in arrivo ci sono provvedimenti importanti, a partire da quelli del PNRR, ossia il Recovery Plan, fondamentale per la ripresa dell’economia.
Provvedimenti attuativi: il nuovo metodo
Per accelerare i procedimenti vengono evidenziati una serie di criteri e strategie:
- rafforzamento amministrazioni tramite nuclei operativi per recuperare anche l’arretrato;
- coordinamento con il MEF (con uno specifico nucleo e un punto di contatto) e Conferenza Stato-Regioni;
- abrogazioni di provvedimenti la cui adozione non è più attuale (per un totale di 5);
- norme primarie da riformulare per renderle applicabili, su proposta delle amministrazioni;
- chiarimento competenze laddove fallisca la collaborazione tra amministrazioni;
- attività settoriali con focus volti ad approfondire criticità o difficoltà attuative.
Leggi subito applicabili
Per migliorare la formulazione delle norme primarie, riducendo il più possibile il ricorso a provvedimenti attuativi, vengono individuate le seguenti linee d’intervento:
- produzione normativa: i capi di gabinetto e degli uffici legislativi sono chiamati a verificare l’indispensabilità del rinvio ad atti secondari per la definizione della disciplina attuativa e la reale impossibilità di prevedere nella norma primaria i necessari meccanismi attuativi, attestando la capacità della propria amministrazione di adottarli entro il termine indicato dalla norma o comunque congruo;
- raccordo con il Parlamento per la definizione di criteri di produzione normativa: si avvierà un confronto con il Parlamento, anche per quel che attiene alla produzione legislativa di fonte parlamentare.
- riduzione della concertazione con le amministrazioni solo quando effettivamente interessate per le competenze di riferimento.